L’Europa non cambia padrone: Zinedine Zidane sa solo vincere e imparando continua a insegnare
Zinedine Zidane non sa che cosa significhi essere eliminato dalla Champions League. Non ha mai provato quel senso di delusione perché da quando ne fa parte finisce sempre per vincerla lui. Tre trofei in due anni e mezzo di carriera, una risposta continua a tutte le domande che lo inseguono dal giorno in cui Florentino Perez l’ha scelto per sostituire Rafa Benítez. Una risposta che sta nei numeri, un segreto che è difficile da trovare. Ma se non conosci il fallimento e non sbagli mai da qualche parte ci deve pur essere.
Non si può paragonare a nessun altro collega che ha segnato la storia recente del calcio europeo. E’ lui che la sta riscrivendo più di tutti, pur senza finire ogni settimana sulle copertine per una dichiarazione polemica, per qualcosa di particolare.
La scena continua a essere sua. “Allora è solo fortuna”. A essere sinceri, fortunato lo è davvero; ma diventa difficile pensare che alla fine sia soltanto questo che lo ha portato a vincere più di tutti. Con una squadra straordinaria, certo, la stessa che però con Rafa Benítez fino al 4 gennaio del 2016 stava andando a picco.
Solo fortunato, dunque? Qualcuno continuerà a pensarlo, così come molti continuano a chiedersi se questo allenatore sia ancora migliore dello straordinario calciatore che si è visto in campo fino al 2006. Si potrebbe anche sottolineare che più volte Zizou ha avuto il merito di trovare la chiave tattica necessaria per sbloccare partite molto difficili, dando così una bella mano alla fortuna.
Se c’è una qualità che chiunque deve riconoscergli è la bravura nel dare la scossa umana a un gruppo di campioni che senza la giusta guida non sarebbe riuscito a fare ciò che ha fatto anche a Kiev.
Una qualità che gli ha permesso di rimettere in piedi una squadra svuotata e di tenerla al top in Europa nonostante le continue vittorie e il senso di appagamento che mai si è visto in questo Real Madrid. Una qualità mostrata già ai tempi del Castilla, probabilmente la stessa che ha convinto il presidente a puntare su di lui quando non aveva un minimo di esperienza come allenatore in una grande. Zidane dimostra di sapere sempre cosa fare, sa usare le chiavi per liberare il meglio da ogni suo giocatore. Ha studiato dai più grandi molto prima di sedersi in panchina, ha grande fiducia in se stesso e nei suoi uomini – che non ama cambiare.
Personalità, carisma, carattere deciso e al tempo stesso innovativo. Così ha cancellato i pregiudizi calcistici, ha fatto vedere la giusta elasticità di fronte alle difficoltà. Ha difeso le sue idee, le ha portate avanti senza mai dimenticare di essere stato un calciatore e quindi di poter capire come nessuno ciò che passa nella testa di un uomo prima che di un atleta.
Zidane rispetta i rivali – pur mantenendo probabilmente la convinzione di essere migliore; non cerca la polemica ma tende ad abbassare i toni, senza la prepotenza di chi dall’alto dei suoi trionfi crede di avere qualcosa da insegnare. Semplicemente lo fa allenando ogni giorno, continuando a imparare e mostrando capacità che quando era un calciatore in pochi potevano immaginare.
Zidane è certamente un privilegiato, allena la squadra più forte di tutte e lo fa molto bene. Non sa che cosa sia il fallimento, ma la sua non è solo fortuna. Il francese ha creato una scuola e la Champions sembra aver scelto il suo padrone. Così tutta Europa si è arresa ancora all’unico capace di vincere per tre volte consecutive – in due anni e mezzo di carriera – il trofeo più prestigioso di tutti.