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Dalla carrozzina al campo. Leonardo, con il sorriso si vince facile

Leonardo, colpito da un deficit mitocondriale della catena respiratoria, qualche giorno fa è sceso in campo con i Giovanissimi del Grosseto. Storia di un ragazzo e di una famiglia che non mollano mai, insieme ad AMMeC

Se avete bisogno di una maglia fate un salto su Ebay. Venditore beneficienzaammecparrucca2013. Ne troverete di tutti i colori, da quelle di Allegri a quella di Pinilla. Poi Calderoni, la maglia azzurra di Peruzzi, che – per non farsi mancare niente – ha lasciato anche quella che indossava ai tempi della Lazio. I palloni della Fiorentina, le borracce della Lampre. Presente pure Zanetti, la cui maglia autografata è andata via per 300 euro. Prezzi di partenza? Un euro, tempo a disposizione una settimana. 


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Beh, il motivo è nobile. Tutto il ricavato va a finire con la massima trasparenza nelle casse di AMMeC, l’Associazione Malattie Metaboliche Congenite. Al suo interno raccoglie 200 famiglie, compresa quella di Stefano Speroni. Detto Parrucca, perché sa tagliare i capelli come nessuno a Grosseto. Un sorriso sempre presente, tanta voglia di ridere e scherzare. Che non è venuta meno nemmeno qualche anno fa, quando al piccolo di casa è stato diagnosticato un deficit mitocondriale della catena respiratoria.

Si tratta di una sindrome di cui si conoscono solo altri 19 casi al mondo. Una rarità assoluta, che però non ha risparmiato Leonardo, unico in Italia: “Era il 2006, lui aveva circa 15 mesi – ci racconta Stefano – cascava spesso, aveva una camminata tutta particolare. Gli abbiamo fatto fare subito una ecografia alle anche, poi lo abbiamo portato al Meyer per il prelievo del muscolo. Infine le visite al Gaslini di Genova e al Besta di Milano. Si è consumato lentamente, come una candela”.

Sì, perché Il deficit mitocondriale della catena respiratoria impedisce alle cellule di produrre energia. I muscoli si bloccano, il corpo sembra essere devastato in ogni punto vitale, il peggioramento è progressivo. Voglia di piangersi addosso? Zero. Perché #colsorrisosivincefacile amano dire. Stefano e la moglie Roberta insieme a Noemi, la sorella di Leonardo, si sono appoggiati subito ad AMMeC. Aste, feste e non solo. Ad oggi un ricavato di quasi 20mila euro. Che è stato utilizzato per permettere alla dottoressa Garone di compiere le proprie ricerche sulla malattia alla Columbia University. 

Di lì la scoperta di alcuni farmaci a base di sale che hanno aiutato Leonardo a rimettersi in piedi. Lui, che non ha mai mollato di un millimetro. Nemmeno quando gli esercizi della terapia motoria lo prosciugavano di ogni energia. Adesso riesce a camminare per brevi tragitti, fa anche il raccattapalle durante la partita del Grosseto, tenendo la carrozzina con la mano sinistra e dando le spalle alla Curva Nord. Già, il Grosseto, la grande passione sua e del babbo, che da decenni non si perde una partita. 

Fin dai primi momenti della malattia, Stefano ha portato il figlio al campo d’allenamento. Leonardo è diventato una sorta di mascotte nello spogliatoio, anche perché non si presentava mai a mani vuote. Aveva sempre un barattolo di nutella con sè, un premio dal valore inestimabile per chi ha dovuto affrontare scatti e ripetute. Da quando sta meglio anche Leonardo gioca a calcio, sebbene sia un patito di tattica e da grande sogni di diventare allenatore. 


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Si allena con i Giovanissimi del Grosseto. Tre volte a settimana, poi li accompagna nel giorno della partita: “Perché il suo entusiasmo riempie di forza i compagni” Racconta Stefano: “Prima o poi giocherò a pallone” Aveva promesso Leonardo al babbo. Beh, è stato di parola, perché in campo – per una partita – ci è andato davvero: “Come io capitano? Sono sempre stato un panchinaro”. Questa la sua reazione quando, qualche giorno fa, il mister ne ha scritto il nome sulla lavagnetta con tanto di fascia autografata da tutti i compagni. Un premio meritato per chi: “Ama quei colori come nessuno” le parole dell’allenatore. Una sorpresa grande, diventata un sogno quando – una volta uscito dal tunnel – sugli spalti ha trovato i gruppi ultrà del Grosseto intenti a cantare solo per lui: “C’è solo un capitano” condito da fumogeni e tanti applausi. Come in Serie A. Come a San Siro, dove gioca l’Inter, la squadra per cui simpatizza. 

Il mister gli ha detto che avrebbe avuto canta bianca – racconta Stefano – avrebbe giocato finché ne aveva”. La partita di Alessandro è durata un tempo, poi ad inizio ripresa la sostituzione: “Perché: babbo – mi ha detto – non ce la facevo proprio più”. Con il Braccagni è finita 13-0, vittoria facile. Ma mai come in questo caso il risultato finale conta il giusto. La vittoria più belle sta nel sorriso di Leonardo. In quello di tutti i ragazzi che ogni giorno devono fare i conti con avversari, purtroppo, fortissimi: “Continuiamo a collaborare con AMMeC sebbene le cure di Leonardo non richiedano più gli sforzi economici di un tempo – spiega Stefano – questo perché, ogni volta che entriamo in un ospedale, ci rendiamo conto di quanti ragazzi ancora più sfortunati ci siano. Qualche giorno fa una donna è venuta a tagliarsi i capelli da me. Mi ha raccontato del suo bambino, colpito da una malattia rarissima. Mi guardava con gli occhi commossi. Per questo continuiamo nella nostra battaglia”. 

Stefano e il suo amico Andrea si sono inventati anche il “Club delle Leggere”. Per entrarci serve acquistare una tessera dal costo simbolico di 20 euro, poi sei socio “a vita”. Il ricavato ha già superato gli ottomila euro in due mesi. In fin dei conti la malattia si batte con il coraggio e la fantasia. E con il sorriso. Perché con quello si vince facile. 


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