L’ennesima delusione, poi la magia: Gareth Bale ribalta tutto in tre minuti
Gareth, fuori. Per la seconda volta consecutiva. Un colpo durissimo per l’umore di Bale che fino a poche ore prima del fischio d’inizio pensava di poter conquistare un posto nell’undici titolare. Quelli di Cardiff, quelli di Kiev. E il gallese di nuovo in panchina. Se un anno fa in casa sua la delusione era stata tanta – ma le condizioni fisiche non gli permettevano di essere al top – questa volta Bale aveva lavorato duramente per convincere Zizou a dargli una chance.
Nulla da fare, ancora escluso nonostante i 5 gol nelle ultime 4 partite in Liga e un campionato con 16 reti totali, 19 nelle 38 gare giocate tutte le competizioni. Gare spesso fatte di pochi minuti, troppi i problemi fisici che hanno condizionato la sua stagione. Tanti avrebbero voluto vederlo lontano da Madrid già gennaio, altri si chiedevano quanto valesse un giocatore pagato oltre 100 milioni e troppo spesso fermo ai box. A ribadire il suo valore Gareth ci ha messo tre minuti, perché nonostante l’iniziale esclusione la scena se l’è presa lui.
Dentro al 61’, in gol al 64’ e all’83’. Più dei disastri di Karius la foto della finale resterà la rovesciata di Bale. ‘Se sta bene nessuno lo può fermare’, quante volte si è sentita questa frase a Madrid. Lo dicono i numeri, lo dice il campo. Lo dice un giocatore che non perde occasione per dimostrare che quando nel 2013 il Real spese 101 milioni di euro per rispondere al colpo Neymar da parte del Barça la scelta fu tutt’altro che sbagliata. In cinque anni il gallese forse non è riuscito a raggiungere il livello del brasiliano ma ha sempre lottato per conquistarsi il suo spazio e per essere più forte della sfortuna. Lavorando in silenzio.
Un potenziale quasi illimitato, uno strapotere fisico che solo raramente si è visto al massimo. “Troppo fragile caratterialmente” per alcuni, semplicemente un ragazzo emotivo e sensibile. Ma la bravura di un campione è quella di riuscire a fare tanto anche con poco. Con pochi minuti a disposizione in questo caso, stasera Bale si è preso la scena ed è diventato l’uomo della finale di Kiev. Doveva essere quello della finale di Cardiff, giocata a pochi chilometri da casa sua, ma il destino aveva voluto diversamente. Due gol per cancellare l’amarezza di una partita vista inizialmente ancora in panchina, per dimenticare i 15 infortuni negli ultimi quattro anni, per dimostrare che un posto nella squadra più forte della storia del calcio se lo merita tutto.
Il Real continua a riscrivere una storia iniziata quattro anni e due giorni fa a Lisbona: nella serata della Décima il secondo gol – quello che ribaltò tutto – lo segnò proprio Gareth. A Kiev la storia si è ripetuta e Bale ha scelto modo tutt’altro che banale per incidere il suo nome sul trofeo con uno dei gol più belli della storia della Champions League. Il futuro resta incerto, ma se la storia del gallese con il Madrid deve finire, almeno può finire nella maniera migliore.