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L’Empoli ricomincia da dove ha finito

Da Andreazzoli, che aveva allenato per l’ultima volta in A nel maggio del 2013, a Krunic, colui che aveva segnato l’ultimo gol dell’Empoli prima della retrocessione di due anni fa. Infine Zajc, che riprende a sfornare assist, e Caputo, che va in gol con la fascia da capitano dopo le 27 reti della passata stagione. Empoli, notte di… scene già viste

“Abbiamo ripreso da dove avevamo terminato”. Lo urla spesso lo speaker del Castellani nella serata del ritorno in A.

Ad Empoli arriva il Cagliari, ma sembra di essere rimasti indietro nel tempo. Gol, porta inviolata e punti. Bel gioco ed entusiasmo. Come l’anno scorso, esattamente. Nessuna differenza, se non per le sei facce nuove giunte dal mercato. Dall’esperienza di Silvestre e Antonelli alla giovinezza di La Gumina, Capezzi e Rasmussen, passando per i muscoli di Acquah.

Basta indirizzare lo sguardo verso la panchina di Andreazzoli per capire che nulla è cambiato. Lui è sempre lì, con la solita calma e gli occhi attenti a ciò che succede in campo.

Non si toglie nemmeno la giacca, nonostante il caldo di agosto. Non avrebbe avuto senso, la partita l’ha sempre sentita in pugno e il 2-0 finale lo dimostra.

L’ultima in Serie A per lui rappresentava un ricordo vecchio di oltre cinque anni: Roma-Napoli del maggio del 2013, vittoria e rimonta terminata con successo.

Già, a febbraio aveva preso il posto dell’esonerato Garcia. Da lì 16 partite in giallorosso e solo 3 sconfitte. I successi con Juve, Inter e Napoli – appunto- le ciliegine sulla torta. L’intuizione di Pjanic regista la grande mossa.

Poi il gol di Lulic nella finale di Coppa Italia a spazzarne via i meriti come un tornado.

In panchina non ci torna nella stagione successiva. Lui non fa drammi, pedala per le strade della Ludigiana e si gode i figli.

Rifiuta la proposta di Spalletti come suo vice all’Inter e accetta di rimettersi in gioco con l’Empoli post Vivarini. Scelta felice perché non perde mai: 23 risultati utili consecutivi, campionato in discesa e promozione ottenuta ad aprile.

Oggi, appunto, riprende da dove aveva lasciato, con una vittoria in A. Passano gli anni, lui ne ha 64 ed è il più anziano di tutti. Ma il tocco resta.

Fra le sue invenzioni più belle c’è anche Miha Zajc. Lo sloveno, di questi tempi un anno fa, non riusciva a mettersi in mostra.

Vivarini non lo vedeva, tante le panchine. Poi con Andreazzoli cambia tutto. Il modulo diventa un 4-3-1-2, lui si piazza alle spalle della coppia Caputo-Donnarumma e sforna la bellezza di 14 assist.

Oggi la musica è la stessa e ne regala un altro, quello che vale il raddoppio di Caputo. Sua anche la palla per l’1-0 di Krunic, ma il tocco di Romagna gli impedisce di aggiungerlo al tabellino.

Poi tante giocate di qualità e anche un gol sfiorato solo davanti a Cragno. Tante le offerte che gli sono arrivate in estate, ma lui è voluto rimanere per Andreazzoli.

Ad Empoli ci è arrivato nel gennaio del 2017. Molte difficoltà iniziali e soli 103′ giocati. Poi un crescendo che culmina con il primo gol in Serie A, proprio contro il Cagliari alla terz’ultima giornata. Quando si dice iniziare da dove si è finito….

Stessa sorte per Krunic. Lui sì che stava per lasciare Empoli, perché il Torino premeva e Mazzarri lo voleva. Così come l’Atalanta, il Genoa e il Napoli, che vede in lui un altro Zielinski.

Il bosniaco, di fatto, lo ricorda molto. In Italia ci è arrivato nel 2015 grazie a Sergio Berti, storico osservatore toscano che conosce il calcio balcanico come le sue tasche. Pjanic, Jovetic, Perisic e Ljajic alcuni dei suoi gioielli. Mihajlovic e Stankovic tanto per tornare un po’ indietro nel tempo.

Non a caso Krunic tifava Lazio da bambino. E il secondo gol in A a chi lo fa? Proprio ai biancocelesti, con un bolide dai 30 metri. Il bosniaco, lanciato da Giampaolo, c’è anche nel pomeriggio da incubo del Barbera, quello della retrocessione.

Il Palermo vince 2-1, lui segna il gol della bandiera all’87esimo. È l’ultimo gol in A dell’Empoli. Una gioia cancellata dal dolore: “E il giorno più brutto della mia carriera” dirà in lacrime.

In estate Corsi vende praticamente tutti, da Maccarone a Pucciarelli, da Mario Rui a Laurini. Tutti tranne lui: “Perché è il più forte”. Infine oggi il ritorno e la prima rete porta proprio il suo nome.

Un destro secco che spazza via il passato. Chiamateli scherzi del destino. “La differenza fra questo Empoli quello di due anni fa? Il gruppo – spiegherà nel post gara – qui siamo come una famiglia”.

Ultimo, ma non per importanza, c’è Ciccio Caputo. 31 anni e 118 gol in B. Solo uno, però, in Serie A, quello contro il Cesena del novembre del 2010. 13 le presenze nel Bari di Ventura con tanto di esordio a San Siro davanti all’Inter post triplete.

Durerà solo sei mesi per lui quell’avventura. Poi Conte lo richiamerà con sé dopo la parentesi insieme in Puglia. Questa volta in B, con il Siena. Lui accetta, passa nuovamente dal Bari e poi dalla Virtus Entella.

Infine Corsi spende 3 milioni e se lo porta ad Empoli. 27 gol per lui nella passata stagione, record assoluto. Accanto a lui oggi non c’è più Donnarumma, ma il giovane La Gumina.

Poco cambia, il portiere avversario lo batte lo stesso con un tiro di prima intenzione sull’imbucata di Zajc. Lo fa con la fascia da capitano sul braccio: “Una scelta che il mister mi ha comunicato questa mattina – ha spiegato davanti ai microfoni – e questo mi riempie di orgoglio. Dedico tutto a mia moglie e mia figlia. Erano qui allo stadio stasera e per me sono tutto”. Stasera un brindisi con la squadra a base di Birra Pagnotta – prodotta da lui stesso con un gruppo di amici – non glielo leva nessuno.

Spera di farne tanti altri l’Empoli. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, allora Andreazzoli può ben sperare.