(Ri)Nascere, una volta ancora. Coraggio e sofferenza: essere il Lecco
(Ri)nascere, una volta ancora. Nelle sfumature di questo concetto, forse, si possono andare a osservare e comprendere le radici di questo Lecco
(Ri)nascere, una volta ancora. Nelle sfumature di questo concetto, forse, si possono andare a osservare e comprendere le radici di questo Lecco. Se ne possono raccontare passato e presente, colori e cornici definite e da definire. Perché nel senso della rinascita si intrecciano significati e valori propri dell’essenza bluceleste. Il coraggio, la consapevolezza, la sofferenza e l’orgoglio.
È una storia che ha conosciuto la paura della fine e ha imparato ad apprezzare la bellezza dei (nuovi) inizi. Dal rischio del fallimento scongiurato dall’arrivo della famiglia Di Nunno, i playoff vissuti da eterni sfavoriti, partite rimontate, un’estate passata tra i tribunali e una Serie B conquistata più volte. Poi un inizio di campionato difficile, il cambio in panchina fino alla rinascita. Il Lecco è ripartito, una volta ancora. I 5 risultati utili consecutivi e le vittorie contro Palermo e Parma sono solo la rappresentazione più esplicita di un sentimento.
Questione di cuore. Un cuore che pulsa e lo fa al ritmo del Rigamonti Ceppi. Nel canto incessante e instancabile si vive l’affetto di una piazza, la storia di una città, il legame sincero tra una curva e una squadra. “Ogni volta che ti vedo, il mio cuore batte forte, lo sapete pure voi”. Ora a saperlo non è solo il Rigamonti Ceppi. A saperlo è tutta Italia. Perché quel sogno bluceleste il Lecco se l’è costruito e guadagnato con fatica. E adesso, dopo mesi di paure e incertezze, vuole affermare il suo diritto di viverlo.
Cambiare
La vittoria contro il Parma è solo l’ultima tappa di un percorso. Un percorso che è essenza e motore dell’anima bluceleste. Ne è motivo e origine. Per ciò che c’è stato, per gli ostacoli superati, per le incertezze combattute. Perché quella del Lecco è una storia che più volte ha visto vicina davanti a sé il concetto della fine. Prima lo spettro del fallimento, con il club poi rilevato dal patron Di Nunno che ha reso possibile il ritorno tra i professionisti. Poi in estate quando la gioia per la vittoria dei playoff è stata ben presto sostituita dalle vicende giudiziarie. L’iscrizione, lo stadio, la Serie D, i processi e i tribunali.
Il 18 giugno una felicità incondizionata per un’impresa. Quella sorpresa propria solo dei sogni. Le settimane successive vissute nel segno dell’incertezza. Sensazioni, notizie, sentenze e indiscrezioni. Una ufficialità, quella della Serie B, arrivata solo a fine agosto. Nel mezzo una squadra da costruire e una stagione da programmare senza prospettive sicure all’orizzonte. L’insicurezza e il timore come compagni di un incerto viaggio.
Poi la certezza, il Lecco è in B. Un inizio fatto di difficoltà, risultati che mancavano, un futuro che sembrava già scritto. Non per il club. Non per lo staff. Non per i giocatori.
Ed è nelle trame di questo viaggio che è possibile leggere e, soprattutto, comprendere (il) Lecco. Comprendere l’attaccamento dei suoi giocatori, la fame viva nei loro occhi, l’abbraccio simbiotico con i tifosi. Mai soli, neanche quando i risultati sembravano promettere un destino già segnato.
Coraggio
Quella del Lecco è una rinascita che si fonda sulle fondamenta di questo viaggio in cui, però, si innesta anche il coraggio di cambiare. Il richiamare il ds Fracchiolla, l’innesto di nuovi giocatori e, soprattutto, la dolorosa scelta di separarsi da Foschi. Perché, a volte, è nel cambiamento che si nascondono le possibilità per tornare a crescere. Possibilità per riscoprire e riscoprirsi se stessi. Con Bonazzoli e Malgrati in panchina il Lecco si è ritrovato.
“È cambiato qualcosa nel gruppo”, ci aveva raccontato l’ex attaccante della Sampdoria. Il Lecco è tornato a essere quella squadra conosciuta nella cavalcata dei playoff. Organizzazione e intelligenza tattica e fisica. Preparazione e studio, come nel gol di Buso contro il Parma. La fame negli occhi dei suoi protagonisti. Il coraggio che vive nella consapevolezza delle proprie origini e della purezza dei propri sentimenti per quei colori.
Immagini
Nella gestione e nell’aggressione, nel gioco e nel ripartire. Il Lecco vive di passione. E la passione, per la sua stessa essenza, contiene in sé la sofferenza. E solo passando dalla sofferenza è possibile rinascere. Riscoprire e riscoprirsi se stessi.
Tante le istantanee in cui rivive il Lecco. Il fuoco di Buso e l’intelligenza di Celjak. La commozione negli occhi di Lepore il giorno della promozione, guida emotiva di questo gruppo. L’onnipresenza di Sersanti e l’esperienza di Ionita. Il lavoro per la squadra di Novakovich, la fiducia è positiva di Fracchiolla e nel sapiente confronto tra Bonazzoli e Malgrati.
La striscia di cinque risultati utili consecutivi e le vittorie di Palermo e Parma sono “soltanto” una conseguenza. Comunque andrà, nel Lecco c’è la consapevolezza di essere stati padroni di quel destino che troppo spesso sembrava che altri volessero imporre e disegnare. Onore e orgoglio per chi le difficoltà le ha conosciute. Rinascite che vivono di e nella passione.