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Lecce, la storia di Ramadani: vendeva angurie, la svolta dopo un’amichevole

Alle origini di Ylber Ramadani, una delle “Corvinate” del Lecce che gioca a calcio grazie a… una strada troppo trafficata

Ylber Ramadani è uno dei segreti del sorprendente avvio di campionato del Lecce. È arrivato in Salento quest’estate dall’Aberdeen senza che quasi nessuno se ne accorgesse. Oggi il nazionale albanese è terzo in Serie A per chilometri percorsi in media a partita. Un vero lavoratore a servizio di D’Aversa. D’altronde, è sempre stato abituato a faticare: fin da ragazzino, quando dava una mano a suo padre nel raccogliere e vendere angurie.

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La sua famiglia è stata una delle tante colpite dalla guerra in Jugoslavia e quel banchetto di frutta li teneva a galla. Per Ylber il calcio all’epoca era un passatempo, un rifugio da una vita fatta di molti sacrifici. Ma il destino regala a tutti l’opportunità di svoltare, basta solo saperla cogliere.

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Quel 15enne del Celikut…

Per Ramadani quest’opportunità arrivò a 15 anni, in un pomeriggio estivo in Kosovo. Il Celikut, piccola squadra della terza serie locale dove gioca, sta per affrontare il Ferizaj, club di prima divisione. È una delle classiche amichevoli di preparazione. Caldo atroce, ritmi bassi e gambe pesanti. Mentre gli avversari sono già in campo per il riscaldamento, il Celikut non è ancora al completo. Il club non dispone infatti di un bus dove far viaggiare la squadra. I giocatori devono raggiungere il campo con le proprie macchine. Quel giorno però le strade sono parecchio trafficate, così l’allenatore, per non far posticipare il calcio d’inizio, decide di mandare in campo un undici con molte riserve. Tra questi, c’è proprio Ylber Ramadani. Da quel giorno la sua vita cambierà per sempre.

In quel match tutti restano incantati dalle qualità del ragazzino. A livello tecnico è superiore a tutti e in campo si muove come un veterano. Ramadani è per distacco il migliore in campo. Heset Quza, presidente del Ferizaj, non perde tempo. “Vuoi unirti a noi?”, gli chiede a fine partita. “Devi convincere mio papà”, la secca risposta di Ylber.

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“Se giocherà a calcio, potrai dimenticarti di lavorare”

Per il padre di Ramadani è una vera follia. Lasciar andare Ylber al Ferizaj vorrebbe dire un aiuto in meno nell’attività lavorativa. Non se lo sarebbe potuto permettere. “Se il ragazzino giocherà a calcio, potrai dimenticarti di lavorare”. Il presidente convince così Ramadani senior a lasciar partire il figlio. Un azzardo che ha dato i suoi frutti.

Dopo qualche anno nella massima serie kosovara, per Ramadani arrivò la chiamata del Partizani Tirana e, al contempo, della nazionale albanese. Le sue prestazioni gli aprirono poi le porte dell’estero. Prima il Velje, in Danimarca, poi l’MTK Budapest e infine l’Aberdeen prima di arrivare al Lecce. Un lungo viaggio, ma Ramadani non ha mai dimenticato da dove viene. “Il motivo per cui gioco a calcio è aiutare la mia famiglia. Tutto quello che faccio è per loro”, aveva detto qualche tempo fa in un’intervista ad AberdeenLive. Per chi era vicino a quel 15enne che incantava il Ferizaj, il suo successo si racchiude in una frase: il duro lavoro paga sempre.

A CURA DI DAVIDE LUSINGA