Lecce, effetto-Liverani: ecco come il nuovo allenatore ha cambiato i giallorossi
Si scrive Liverani, si legge rivoluzione. Quattro partite sulla panchina del Lecce, altrettante vittorie, dodici reti segnate e giallorossi primi in classifica. Cura-Liverani: sembrerebbe proprio il caso di dirlo. Arrivato nel Salento tra lo scetticismo di molti, giovane ma esperto, Fabio è un amante delle sfide: lo scorso anno, a marzo, accettò l’incarico propostogli dalla Ternana, apparentemente destinata alla retrocessione. Soli 23 punti in campionato fino ad allora e una squadra quasi a pezzi. A maggio, poi, voilà: la classifica diceva quota 49 per i rossoverdi, reduci da otto vittorie, due pareggi e solo tre sconfitte dall’arrivo di Liverani in panchina. Dopo Terni, un salto di qualità sarebbe stato probabilmente meritato, per l’ex centrocampista del Palermo. Invece, chiuso il capitolo con i rossoverdi, ecco un’altra impresa da compiere. Quella in cui, negli ultimi cinque anni, nessuno è mai riuscito: riportare il Lecce in Serie B. Ci hanno provato in tanti, fallendo. “Un bel rischio, dopo la bella vetrina conquistata con la Ternana”, verrebbe da pensare. A tutti, ma non a Liverani: lui, nell’offerta del ds Meluso, ha visto degli stimoli importanti, quelli di ridare colore ad una piazza che, da qualche anno, sta sbiadendo nel baratro della Serie C. Così, dopo appena quattro giornate di campionato, Fabio ha accettato la nuova sfida nel Salento, rilevando quel posto in panchina che, nelle prime partite della stagione, era stato riservato prima a Roberto Rizzo e, poi, a Primo Maragliulo. Da lì, rivoluzione, cambia tutto: il Lecce sembra, finalmente, quello che, da anni, i tifosi del Via del Mare speravano di vedere. Grintoso, arrabbiato, deciso a fare il salto di categoria. Vincere aiuta a vincere, si dice. Una squadra che, per anni, ha pagato a caro prezzo superficialità e disattenzioni letali, ora non molla più un centimetro: il morale è alle stelle. Certo, in difesa c’è ancora tanto da sistemare. La strada, però, è quella giusta. D’altronde, certe leggerezze concesse agli avversari sono giustificabili, quando una squadra cambia identità nel giro di poche settimane. Liverani, infatti, ha preso in mano una squadra che, sin dal primo anno di Lega Pro, giocava sugli esterni, esaltando le qualità di ali tecniche e veloci. Lui, poi, ha cambiato tutto: 4-3-1-2. Un centrocampo robusto e due attaccanti di razza, supportati da un trequartista dal piede raffinato. Un’eresia, apparentemente, che costringe alla panchina ali del calibro di Pacilli e Torromino. Per Liverani, però, parlano i fatti: con il nuovo modulo, Caturano e Di Piazza, i bomber della squadra, hanno smesso di pestarsi i piedi a vicenda e, trovata la giusta intesa, stanno segnando a raffica. 3-1, 3-1, 3-2, 3-2, le quattro partite con Liverani in panchina il Lecce le ha vinte così. Nelle ultime due, poi, i gol li hanno fatti tutti loro due, entrambi a quota 5 nella classifica marcatori. L’ennesimo effetto della cura-Liverani, che ha riportato Caturano al top della condizione. Una settimana fa, contro il Bisceglie, i giallorossi giocavano per lui: una mossa che non è passata inosservata. Il Lecce aveva bisogno del suo centravanti, Liverani lo rivoleva a tutti i costi spietato nell’area piccola. E l’ha ottenuto, spingendolo in porta con l’aiuto della squadra. I ragazzi sono dalla sua, Liverani è partito col turbo e non si vuole più fermare: c‘è una nuova sfida da vincere, con in palio la Serie B.