Le 7 curiosità che non tutti conoscono su Andriy Shevchenko
Timido? Sì, ma solo fuori dal campo. E solo all’inizio di un’avventura italiana capace di incoronarlo come Re di quell’Est (e non solo) che avrebbe dominato prepotentemente in Europa per gli anni a venire, tra trofei, successi e, semplicemente, gol. Il miglior biglietto da visita presentato, sin dall’ormai lontano 1999, da Andriy Shevchenko: uno dei pochi modi di conoscere, allora, quel ragazzino biondo sbarcato a Milano tra 41 (quanti gli anni compiuti oggi) miliardi di dubbi e la certezza che, dopo due anni ad altissimi livelli alla Dinamo Kiev, su un talento simile si potesse certamente lavorare. E bene.
Diciassette anni dopo, sette (destino, quel numero) dei quali trascorsi in rossonero, di Sheva abbiamo certamente un quadro più chiaro. Dipinto dal valore inestimabile ormai ben noto, quantomeno da calciatore, ma non totalmente per ciò che concerne la sua storia: particolari, curiosità e sfumature, soprattutto inerenti alla vita privata dell’attaccante ucraino, che abbiamo provato a riunire in (ovviamente) 7 punti. Simbolo dello Shevchenko che fu, che tutt’ora è e che sempre sarà.
EA7 – E’ la linea di abbigliamento dedicata e ispirata a lui da Giorgio Armani, grande amico di Shevchenko. Con Armani, Andriy ha anche aperto due negozi a Kiev e proprio in un party organizzato dallo stilista italiano nel 2002 Shevchenko ha conosciuto la sua futura moglie, la modella americana Kristen Pazik.
La numero 7 – Shevchenko arrivò in Italia nell’estate del 1999 voluto fortemente da Ariedo Braida, all’epoca direttore sportivo rossonero. Nel momento della scelta dei numeri di maglia, la 10 che aveva indossato alla Dinamo Kiev era già ‘occupata’ e allora Ibrahim Ba gli propone la ‘sua’ numero 7 che Shevchenko accetta. Curiosità: la pronuncia del numero sette in lingua ebraica è ‘sheva’, uno dei tanti soprannomi di Andriy.
Sporting Gijon – Leggenda racconta che l’uomo che pronunciò quel ‘no’ a distanza di qualche anno abbia definitivamente chiuso con il calcio. Nel 1997 in prova allo Sporting Gijon arriva un giovane attaccante ucraino dal cognome quasi impronunciabile: il ragazzo ha talento, ma i tre miliardi richiesti dalla Dinamo Kiev vengono considerati troppi. Quel ragazzo era Andriy Shevchenko.
Il colonnello Lobanovsky – “Gli devo molto di quel che ho vinto finora in carriera e gli sarò sempre riconoscente. Il colonnello poteva sembrare un duro, e a tratti lo era davvero, ma in realtà sapeva come parlare al cuore e al cervello dei suoi giocatori. Aveva carisma, idee innovative e attenzioni speciali per i giocatori in cui credeva”. E in Shevchenko ci credeva eccome. “Ho scoperto un diamante”, ripeteva sempre Lobanovsky. Così, dopo la vittoria della Champions del 2003 e del Pallone d’Oro, Sheva ha voluto portare i trofei sulla statua dedicata al colonnello.
Gli scarpini di Rush – Andriy ‘assaggia’ l’Europa già da piccolino. E’ capocannoniere di torneo U-14 organizzato in Galles e dedicato a Ian Rush e come premio riceve proprio gli scarpini dell’ex attaccante del Liverpool. “In realtà, le scarpe erano troppo piccole, ma io ho voluto usarle lo stesso fino a sfondarle con l’alluce”, dichiarò Shevchenko qualche anno fa. Sheva che nei primiperio di di Serie A indossò scarpini senza sponsor: solo dopo diversi mesi decise di legarsi ad un marchio tecnico.
Berlusconi padrino del figlio – Un rapporto speciale che negli anni si è consolidato sempre più. “Anche se non mi piace parlare delle mie faccende private, con Kristen siamo andati a chiedere a Berlusconi di fare da padrino al battesimo di nostro figlio Jordan”. E così sarà. Berlusconi che ebbe un ruolo importantissimo anche in un’altra vicenda molto personale di Andriy: quando il padre dell’ucraino si ammalò, Berlusconi garantì cure e mise a disposizione i suoi medici di fiducia per il trapianto al cuore del papà dell’attaccante.
L’amore… per (e sui) campi da golf. E non solo – Mazza, pallina, divisa impeccabile e via a svagarsi tra i vari green d’Europa e del mondo, hobby e passione principale di Sheva lontano dai campi (prima) e panchina (poi). Luoghi che ha tanto amato da rendere teatro, in un golf club nel 2004, del suo matrimonio con Kristen, per una cerimonia decisamente speciale. Guai anche a dimenticare altre vecchie abitudini sportive come pesca (soprattutto con papà) e tennis: con la racchetta in mano fu protagonista anche di una divertente esibizione a Milano, 15 anni fa, in cui lui e Medvedev (tennista ucraino) sfidarono il duo croato Ivanisevic…Boban.
Di Simone Nobilini e Nino Caracciolo