Lotito: “Mai litigato con Sarri. Immobile? Non vogliamo mandarlo via”
L’intervista del presidente biancoceleste ai microfoni di Radio Serie A
All’indomani della vittoria della Lazio contro il Feyenoord in Champions League, il presidente del club romano Claudio Lotito ha parlato ai microfoni di Radio Serie A. Molti i temi toccati, dal tifo per i biancocelesti ai cambiamenti nel mondo del calcio occorsi negli ultimi anni.
Lazio, Lotito: “Sono sempre stato un tifoso della Lazio”
In apertura Lotito ha parlato del suo rapporto con Maurizio Sarri: “È un grande insegnante di calcio, un maestro. Caratterialmente è una persona particolare, ma con me va d’accordo. Ci sono stati dei confronti anche accesi, ma mai litigi. Credo che abbia stima nei miei confronti. Voleva che prendessimo Ricci e Berardi, ho provato ad accontentarlo ma ho ricevuto richieste fuori da ogni logica. Ad ogni modo non penso che Rovella sia inferiore a Ricci, né che i giocatori che abbiamo preso siano inferiori a Zielinski”.
Dopodiché il presidente biancoceleste è passato a parlare dei giocatori, a cominciare da capitan Ciro Immobile: “Ciro dovrebbe parlare del suo futuro, la società confida molto in lui. Ho un rapporto familiare con lui e non c’è alcuna intenzione di mandarlo via. Sono sorpreso che possa andare in Arabia Saudita, c’è un contratto che lo lega alla Lazio e si dovrebbe conciliare anche la volontà del club”.
Lotito si è espresso anche in merito al suo rapporto con Luis Alberto: “È una persona particolarissima caratterialmente. Al momento ha una posizione collaborativa. Quando se n’è andato Milinkovic aveva un’offerta dall’Arabia e ho pensato che potesse incarnare lo spirito dello spogliatoio. Mandando via Milinkovic è salito di un gradino, poi ultimamente ci mette determinazione, passione e spirito di sacrificio”.
Quanto a Felipe Anderson: “È un ragazzo d’oro a cui sono legato. C’è un’affinità tra di noi, lui è molto religioso. Abbiamo un bel rapporto, non c’è rottura ma disponibilità al rinnovo. Ora bisogna trovare un punto d’incontro”.
Romano e patron della Lazio da quasi 20 anni, Lotito ha poi parlato di come la sua passione si è trasformata in un lavoro: “Innanzitutto io sono sempre stato un tifoso della Lazio, da quando avevo cinque anni. In quel periodo la Lazio non navigava in acque tranquille e questo è stato un aspetto importante quando mi propose questa sfida Berlusconi, per cui ho sempre avuto affetto e stima”.
Lotito divenne presidente in un momento molto delicato nella storia della società: “Berlusconi mi chiamò e mi disse che ero l’unico in grado di risolvere i problemi della Lazio. Nel 2004 il club aveva una situazione contabile spaventosa, con 550 milioni di debiti. Tutti pensavano che fosse una sfida impossibile. Per me invece era una sfida al limite e per questo mi intrigava. Alla fine l’ho accettata. Sarebbe stato più facile prendere la squadra dopo il fallimento, invece io mi sono caricato tutti i debiti. Feci applicare una legge dello Stato che mi permise di saldare il debito in 23 anni e ho sempre pagato circa 6 milioni all’anno. Ora mancano solamente quattro anni”.
Un investimento, quello di Lotito, che potrà continuare nella persona del figlio Enrico: “Ci ho rimesso molto per il bene della Lazio. Quando entrai misi nella società 50 miliardi di lire. Io ci metto tanto sentimento, faccio calcio facendo leva sull’aspetto umano e sui valori. Ho patrimonializzato la società perché voglio tramandarla a mio figlio Enrico, che è un grande tifoso“.