Cabala e destino: riecco Lulic, di nuovo al 71’ dopo 11 mesi
Chissà che avrebbe pensato Ananke, Dea greca del fato inalterabile, di questo intreccio di numeri e destino. Per lei è tutto scritto, e magari ha pure ragione, soprattutto vedendo lo strano incrocio tra il 71 e Lulic, legato a quel numero come un nodo di giunzione.
Riassumiamo: il bosniaco ha segnato il gol più importante della sua vita al minuto 71, nella finale di Coppa del 26 maggio 2013; l’ultima gara prima del calvario durato 11 mesi, all’Olimpico contro il Verona, giocò proprio 71 minuti, salvo poi patire una caviglia maledetta. Oggi, contro il Parma, 351 giorni dopo l’ultima presenza, Inzaghi l’ha fatto entrare al 71esimo. Se c’è una cabala porta il suo nome, e quel numero lì.
CALVARIO
Stavolta niente smorfie poi, anche se la caviglia dà ancora un po’ fastidio. Ci dovrà convivere. Ma Lulic doveva tornare, contava esserci, anche perché 351 giorni senza calcio e senza Lazio erano troppi, quindi basta.
Il capitano torna a correre dopo tre operazioni alla caviglia e tante gare vissute da casa. Un autogol di Colombi all’ultimo secondo – su colpo di testa di Muriqi – decide la gara col Parma (2-1) e manda la Lazio ai quarti di Coppa, dove sfiderà l’Atalanta a Bergamo.
Lulic festeggia e finalmente se la ride: il “non mollare” ce l’ha nel sangue. Basta uno sguardo ai documenti: Senad è nato a Mostar 35 anni fa, l’unica città al mondo dove c’è un ponte che divide. Cristiani da un lato, musulmani dall’altro, bosniaci tutti, contrasti e divari in mezzo. Lui è cresciuto lì, ha visto la guerra da vicino e l’ha dribblata insieme alla famiglia scappando in Svizzera a 12 anni.
Impegno, lavoro e Petkovic hanno fatto il resto, perché l’ex allenatore della Lazio lo provinò a Locarno e poi lo portò a Bellinzona: “L’ho scoperto io”. Tare lo prese 10 anni fa per un pugno di milioni, oggi è diventato capitano.
DUTTILE
Esterno, terzino, centrocampista, mezzala, ala d’attacco, ala a tutta fascia. Lulic ha giocato ovunque e soprattutto con chiunque: Petkovic, Pioli, Reja, Inzaghi.
Ha condizionato scelte e sessioni di mercato, anche questa, perché Tare ha detto che “la Lazio sta bene così”. Il ritorno di Lulic ha chiuso le porte a ogni investimento di gennaio (il ventenne Kamenovic è stato preso per giugno).
Nel 3-0 alla Roma di una settimana fa era tornato in panchina per stare vicino ai suoi, ora ha rivisto il campo e pure una vittoria. Un amuleto venuto da Mostar. Il capitano che doveva esserci. Lo dice la cabala, concorda la Dea.