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“Lasciare il calcio a 21 anni? Io voglio tornare a giocare”. Dall’Amico si racconta dopo l’intervento al cuore: “Ho un sogno…”

“Ti cambi e ci vediamo dentro?”. Due minuti: fatto. Alex è pronto. Entra in campo di tutto punto: calzettone biancorosso tirato su fino al ginocchio, maglia dentro i pantaloncini, scarpe fluo con i tacchetti. Ascolta un Menti vuoto, accarezza l’erba del campo, si fissa le manone avvolte da guantoni nuovissimi, mai usati. Bisbiglia qualcosa: “Sono emozionato”. Sempre a bassa voce aggiunge: “Non li indossavo dal primo giorno di ritiro. Poi mi hanno trovato il problema al cuore”. Genetico e rarissimo. “Dopo l’ecografia mi dissero ‘non è niente di che però sarebbe meglio ti facessi una risonanza magnetica perché abbiamo un piccolo dubbio’ e dai controlli successivi è emersa questa grave anomalia”. Nel dettaglio. “Anomalia della coronaria sinistra che si origina dalla destra. Percorso intra arterioso pericoloso” ci spiega Alex con fare svelto, quasi non ne volesse sapere più nulla. “E’ talmente unica nel suo genere che il medico che mi ha operato – Alessandro Frigiola, un luminare del settore – mi ha giurato di non aver mai visto nulla di simile. E dire che lui ne ha fatti di interventi in carriera: 10 al giorno, 200 all’anno per 50 anni. Dieci mila totali. Ha avuto il coraggio di metterci le mani”.

“Mi hanno ricoverato il lunedì, l’intervento è stato mercoledì 21 settembre. Ho avuto paura ma non avevo altra scelta: avrei fatto di tutto pur di avere un briciolo di chance di tornare a giocare”. Chi non lo ha mollato un secondo? “Mamma. Avrebbe voluto avere lei quel problema. Mi è sempre stata vicina. E’ come se avesse vissuto tutto anche lei”. Alex Dall’Amico fissa il vuoto. “E’ stato difficile. Credi che un ragazzo di 21 anni stia bene, sia in pienissima forma. Non avevo mai avuto nessun sintomo, tutte le visite fatte in questi anni di calcio – dilettantistico – erano sempre state negative. E di punto in bianco mi sento dire ‘non puoi più giocare a calcio’. Mi è crollato il mondo addosso”. E quando entra in gioco la vita, cambia qualsiasi tipo di prospettiva. “Avrei rischiato anche solo con una semplice corsa. Se stai perdendo l’autobus, cosa fai, non corri?”. Alex ci spiega in esclusiva: “Sembrava mi dovessi mettere un bypass e fine. Carriera finita e stop. Invece il medico Frigiola – che siamo riusciti a contattare su consiglio dell’avvocato Polato e del medico Adriano Zanon – mi ha ridato speranza”.

“Adesso mi sto allenando da solo, tra cyclette e qualche altro esercizio di riabilitazione. Nel tempo libero studio, psicologia”. Testa sulle spalle, sempre. “Ho provato anche a correre, un pochino. Tra una settimana ho l’ennesimo consulto, poi devo tenere sotto controllo il flusso di sangue. Se tutto procede per il meglio posso avere l’opportunità di fare l’idoneità. A marzo dovrei sapere con certezza quale sarà il mio destino”. Il presidente del Vicenza Pastorelli crede il lui e nella sua forza. Confida di rivederlo in campo. “Comunque vada, il ragazzo resterà in società con un ruolo specifico. Nella sua società, nel suo Vicenza che tifa da sempre” ammise lui stesso in persona a suo tempo, dopo la scoperta dell’anomalia. “E’ stato un gesto importante che ho apprezzato molto” aggiunge Alex. Ma tra i tanti messaggi di sostegno, spicca un rapporto speciale. “Con Benussi. Siamo molto legati. E’ venuto a trovarmi anche a casa, nei giorni successivi all’operazione. Idem il mio procuratore Gabriele Savino”.

“Penso a tornare e basta. Non considero minimamente l’ipotesi di lasciare il calcio. A 21 anni. E dopo tutti i sacrifici fatti”. Tanta gavetta, altrettanti tuffi nella polvere, da un palo all’altro, nei campetti di categoria. Dilettanti. “Il 10 gennaio giocai l’ultima partita con l’ArziChiampo, l’11 ero già nel centro sportivo di Isola Vicentina ad allenarmi con la prima squadra”. Alex torna a fissare un punto e non lo molla per due minuti buoni: la curva nord del Menti. “Andavo lì, ogni domenica, per questi colori che amo. A quei tempi giocavano Avramov, Sterchele… avevo 11 anni”. A proposito. “Tramite un mio amico riuscii ad avere i guantoni di Sterchele. Che ricordi! E quanto li ho usati! Consumati”. Poi, voce che torna un lieve respiro. “Sai, ho un sogno: esordire con il Vicenza, la squadra della mia città”. Così cambiato: calzettone biancorosso tirato su fino al ginocchio e maglia dentro i pantaloncini. E con gli stessi guanti nuovissimi, da usare.