L’AS Velasca | Sotto la Torre, dentro un container. Così la squadra milanese si è presentata al pubblico
Sabato 30 Settembre, Milano. E’ un pomeriggio col cielo coperto, tagliato da un vento quasi invernale. Davanti alla Torre Velasca, il grigio dell’architettura ferrorsa e l’assenza del viavai settimanale, danno la sensazione di trovarsi in uno spazio suburbano. A spezzare la monocromia (e monotonia) c’è solo un container rosso acceso. Che non è un container, ma una galleria d’arte: la Skip Gallery. Al suo interno non si vedono quadri, ma la riproduzione di un campo di calcio, con tanto di erba sintetica, bandierine del corner, tre coppie di parastinchi e una serie di sacchetti ammassati tra loro.
Un’installazione artistica? Sì, ma legata alla presentazione del Velasca, club militante nel CSI, che con l’arte ha un rapporto molto stretto. Iniziano la loro stagione così: ospitati nella Skip Gallery dei londinesi Catherine Borowski e Lee Baker. I giocatori, a raccolta sotto la torre che dà il nome alla squadra, entrano a turno nel container, indossano la nuova divisa (il brand che li accompagnerà quest’anno è Le Coq Sportif) e posano per le foto di rito. A filmare questo evento decisamente fuori dagli schemi, ci sono gli artisti della Skip Catherine e Lee, una GoPro e la dirigenza del club: il Presidente Wolfgang Natlacen e il suo vice Loris Mandelli.
Sulle maglie dei giocatori spiccano i caratteri cinesi, perché il progetto grafico di questa stagione l’ha realizzato Jiang Li, artista cinese nipote di Ai Weiwei.
Tra i caratteri che rendono unica l’identità visiva di questo club ci sono persino i parastinchi, vere e proprie opere d’arte che ci racconta il loro ideatore, Alessandro Belussi:“Il parastinchi è uno degli oggetti che i calciatori possono personalizzare ma rispetto alla scarpa è meno visibile. Mi è venuto in mente di associarlo ad una sorta di santino contro gli infortuni da indossare sotto i calzettoni e ho scelto, per un “gioco di opposizioni”, le immagini di Sivori, Meroni e Vendrame che quest’oggetto non l’hanno mai utilizzato. Li ho realizzati in stampa analogica e non in digitale lavorandoli come se fossero carta fotografica. Sono pezzi unici che non si possono replicare. Il sogno? Quello di crearne uno per ogni elemento della squadra”
A proposito, chi sono i giocatori dell’AS Velasca? Sentiamo le loro storie mentre si vestono per le foto di rito, dentro la “galleria rossa”. La maggior parte di loro ha passaporto italiano, ma le sorprese non mancano: Moustafa è egiziano, lavora in una società farmaceutica e nella Velasca è una prima punta. Il suo secondo è il “Clark Kent di Zurigo”, designer svizzero con un soprannome che si spiega da sé. Non manca il trequartista libanese che viene da Washington, chi ha scelto la 2+8 alla Zamorano, chi la 22 in onore di Milito. C’è chi di giorno fa musica o guida un’azienda, chi studia Giurisprudenza, chi Scienze politiche. C’è anche chi si alza all’alba perché di mestiere fa l’ortolano.
Un amalgama ben assortita che quest’anno punterà al massimo. Domenica la prima casalinga l’hanno persa per 1-0. Ma l’arte (anche del calcio) si impara piano, e la si mette da parte con calma.