La stanza condivisa con Maldini, i consigli dell’idolo Inzaghi, l’amore per la Samp. Pozzi: “Piacenza è una sfida”
“Un ragazzo d’oro e un attaccante di razza, ricordo con affetto Nicola: è un peccato non sia arrivato ai livelli che meritava”. Se lo dice un certo Giuseppe Iachini che ha svezzato fenomeni come Dybala e Icardi c’è da crederci. Nicola Pozzi, proprio il campioncino che nel 2004 stregò il Milan, ha deciso di ripatire la dove tutto cominciò, in serie C1, l’attuale Lega Pro. “E’ una scommessa con me stesso” dichiara Nicola ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. Piange un po’ il cuore vedere un giocatore dagli indiscussi mezzi tecnici come Pozzi ricominciare dal basso. Ma è la sua grande sfida:
“Vorrei tornare a divertirmi e sentirmi nuovamente giocatore” – riprende Nicola –“Ho scelto di farlo in una realtà come la Pro Piacenza, gestita come una famiglia. Mi hanno trasmesso la giusta voglia e la carica necessaria per mettermi di nuovo in discussione. Per questo ringrazio il presidente e il mister Pea. Si respira un‘aria serena, si lavora molto bene e ci si concentra solo sugli allenamenti. Io volevo vedere se sono in grado di tornare a buoni livelli, è una sfida con me stesso”.
A 16 anni Nicola già bruciava le tappe: “Venivo da una famiglia di giocatori, di allenatori e di grandi appassionati di calcio, quindi il mio approccio con il pallone è stato naturale. Ho mosso i primi passi nel Santarcangelo che all’epoca giocava in serie D e adesso gioca in Lega Pro. Poi passai alle giovanili del Cesena, la mia squadra del cuore. I mieimodelli erano sì bianconeri, ma di un’altra città: Del Piero, Inzaghi e poi Trezeguet. A 16 anni ero già nel mondo dei grandi? Sì, ma a quell’età sei incosciente, non ti rendi conto di quello che ti sta accadendo. Pensavo solo a giocare, passai dagli allievi direttamente alla prima squadra, praticamente non avevo fatto la Primavera. Sapevo che era una grande occasione da sfruttare ma l’ho vissuta in modo spensierato. Anche se ero tifoso del Cesena e trovarmi di colpo dagli spalti al campo per me è stata indubbiamente una grande gioia, un’emozione indescrivibile”.
Nicola non passa inosservato… Appena un anno e si aprono le porte di Milanello: “C’era da stupirsi ogni giorno perché la rosa era formata da 25 campioni, tra i migliori del mondo per ogni ruolo. La cosa che ricordo con più piacere era che all’inizio condivisi la stanza con Paolo Maldini e ho potuto apprezzare l’eccezionale persona che è anche fuori dal campo. Ho poi vissuto da vicino un grande nel mio ruolo come Filippo Inzaghi, che aveva il mio stesso procuratore, Tullio Tinti: mi aiutò molto a inserirmi. Come Massimo Ambrosini: anche lui passò dal Cesena al Milan da giovanissimo”.
Ma sono altri i club che hanno segnato la carriera di Nicola. Il primo l’Empoli: “Ricordi bellissimi,di una società perfetta per un giovane, che ti dà il tempo di sbagliare, di crescere di maturare. Sono rimasto molto legato a Empoli, perché 4 anni sono tanti. Dai magazzinieri ai fisioterapisti al presidente Corsi, avevo un bellissimo rapporti con tutti. Mi hanno dato la possibilità di giocare con continuità in serie A, di esordire in Europa, di fare quel poker in massima serie“. Poi un brutto infortunio… : “Non è stato decisivo perché dopo la rottura del crociato rientrai dopo 6-7 mesi e tornai a giocare e segnare con regolarità. Purtroppo l’Empoli retrocesse e mi trovai in serie B. Alla fine è andata bene perché quell’anno segnai 12gol che mi permisero poi di andare alla Sampdoria“.
E la “Samp” è diventata anche la squadra del cuore: “Mi sono tolto delle bellissime soddisfazioni. Mi vollero Marotta e Asmini. Sono stati 5 anni fantastici, pieni di gioie, ma anche di dolori. Passammo dalla Champions alla retrocessione nel giro di un anno. Poi ci fu la promozione e due campionati di A di buon livello.Purtroppo nel quinto è arrivata una separazione forzata, ma non cancella la mia storia con la Sampdoria. Quell‘alternanza di emozioni ha creato un legame unico, straordinario. Cassano? Con lui ho unl rapporto normale, ultimamenteci siamo persi un po’ di vista”
Con “FantAntonio“ ha condiviso l’esperienza peggiore della sua carriera. “In quel momento lì la dirigenza della Sampdoria mi aveva fatto capire, tra virgolette, di togliere il disturbo. E così ho fatto, non volevo rimanere dove non ero ben voluto, anche se avevo un contratto lungo. E’ stato chiaramente un periodo di sofferenza per me, perché andar via dalla squadra che ho amato più di tutte in carriera mi ha fatto male. Però in quel momento la scelta più giusta era separarsi. L’orgoglio e l’invito di quei dirigenti forse mi hanno fatto prendere una scelta affrettata, Parma. Non dovevo andare in una società in quella situazione e da un allenatore come Donadoni che probabilmente non mi voleva. Ma adesso è passato…”. Già, il presente dice Piacenza, a caccia di gol e di un rilancio che Nicola cercherà con gli occhi della tigre.