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Kozak, l’arma in più per il Bari: “Mai pensato al ritiro, aspettami e ci divertiremo insieme”

Scusate il ritardo“. E’ il virtuale post-it affisso da Libor Kozak sul suo armadietto al San Nicola, stadio del Bari. L’attaccante classe 1989, arrivato in Puglia sul gong del calciomercato estivo, ha trovato il campo per la prima volta ad autunno inoltrato. Esordio ufficiale in Coppa Italia contro il Sassuolo il 29 novembre, replica domenica scorsa in campionato a Chiavari contro la Virtus Entella: due ingressi a partita in corso, coincisi con altrettante sconfitte. Fondamentale però per questo lungagnone nato in Repubblica Ceca 28 anni fa, arrivato in Italia nel 2008 con la Lazio e tartassato dalla sfortuna, era riprendere contatto con il terreno di gioco. Così alla chiamata del Bari non ci ha pensato due volte: firma sul contratto, a cifre vicine al minimo sindacale, e ripartenza. “Sono in una fase di carriera particolare e dal mio punto di vista era importante tornare a sentirmi un calciatore, contava solo questo e non altro – spiega – ero svincolato, mi stavo allenando a Montecatini con i compagni in estate, il Bari era la squadra che mi ha coinvolto con maggiore interesse e la piazza è di quelle stimolanti. Venivo da tre anni difficili, mi hanno dato un mano e tanta fiducia, Per questo ho deciso di accettare questa offerta”.

Tre anni difficili, li definisce Kozak. Il termine però non rende l’idea: arrivato nel settembre 2013 all’Aston Villa per 8 milioni di euro, l’avventura in Premier League si era presto trasformata in un calvario. Rottura di tibia e perone nel gennaio 2014 e addio Inghilterra. Sotto i ferri sbagliano operazione chirurgica, per un ritorno in campo maturato solo 605 giorni dopo. Ma la sfortuna era ancora dietro l’angolo: gennaio 2016, frattura alla caviglia contro il West Bromwich Albion e nuovo stop. Fino allo svincolo e alla nuova vita: di nuovo in Italia, dove tra la sponda biancoceleste della Capitale e il Brescia aveva totalizzato 138 presenze e 32 reti dal 2008 al 2013. “Non è stato facile, sono tanti e cercare di essere ottimisti guardando sempre i compagni dalla tribuna non era semplice. Mi hanno aiutato gli amici e la famiglia ma non ho mai pensato al ritiro, era una cosa che non avrei mai accettato nonostante qualche dottore sostenesse il contrario. Non mi sento vecchio o finito, nemmeno per la Nazionale”.

Generoso e grintoso, così lo racconta chi l’ha conosciuto bene. “Voglio dimostrare che tornerò forte” spiega con il sorriso. Lanciato da Reja a Roma, coccolato da Iachini a Brescia, ora lo guida in panchina Fabio Grosso: “Sto lavorando ogni giorno e duramente. Quando l’allenatore mi chiama, sono pronto e posso dare un contributo alla squadra. Il mister? Lo seguiamo costantemente: è bravo a darci motivazioni e gestire il gruppo”. Dopo due spezzoni di partita, Libor si sente pronto per partire dal primo minuto: “Mi manca il ritmo partita, è vero, ma ora mi sento al 100 per cento“. Messaggio all’allenatore e ai tifosi, delusi dopo il ko di Chiavari: “Sicuramente siamo delusi, non abbiamo tradito il nostro pubblico ma sicuramente non ci aspettavamo una prestazione del genere”. Il Bari continua a guardare tutti dalla vetta, come la ruota panoramica da pochi giorni installata sul lungomare in città: Kozak può dare quella spinta in più, a partire dalla sfida interna contro il Palermo di domenica. “Affrontiamo una formazione forte, anche se avrà tante assenze. E’ un campionato nel quale possono vincere davvero tutti E poi a loro ho già fatto un gol in Serie A, con la Lazio, anche se perdemmo 5-1. Meglio non ricordarlo…”. Il regalo sotto l’albero è già pronto: all’Olimpico, parafrasando Battisti, gli cantavano “Il mio canto Libor”. Ora toccherà trovare una nenia al San Nicola anche per Kozak.