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Juventus, tra mercato e sostenibilità finanziaria

La Juventus continua la sua rincorsa, mette a segno l’ottava vittoria consecutiva in campionato e per ora sembra ignorare la sirena del mercato che il 4 gennaio ha aperto le sue porte per la seconda fase, i cui effetti economici e finanziari sono di competenza dell’esercizio in corso che si chiuderà il 30 giugno prossimo. Al di là di quelle che saranno le prossime ed eventuali  mosse di Marotta, cerchiamo di verificarne la sostenibilità economico-finanziaria alla luce degli investimenti già effettuati durante la scorsa estate e le stime sul fatturato dell’esercizio in corso.

Le operazioni perfezionate durante la prima fase della campagna trasferimenti hanno comportato un aumento del capitale investito pari ad € 114,7 milioni, derivante da acquisizioni per € 134,9 milioni (Dybala, Mandzukic, Zaza, Alex Sandro, Hernanes, Khedira,  Pereyra, Neto, Tello, Zappa, Cerri) e cessioni per € 20,2 milioni (valore contabile netto dei diritti ceduti e relativi a Tevez, Ogbonna, Vidal e Sorensen). L’impegno finanziario netto complessivo, ripartito in quattro esercizi, è stato pari ad € 88 milioni inclusi gli oneri accessori. Le plusvalenze nette generate dalle cessioni ammontano ad € 33,8 milioni. A tali operazioni definitive vanno aggiunte le acquisizioni temporanee di Cuadrado (1,5 milioni), Lemina (0,5 milioni il costo del diritto di opzione) e  Vadala (3,3 milioni prestito biennale) e le cessioni temporanee  di Coman (7 milioni prestito biennale), Cerri (1 milione),  Tello (1 milione), De Ceglie e Isla, oltre all’acquisizione per 3 milioni dei diritti di opzione relativi a Betancur, Cubas e Cristaldo.

Tutte queste operazioni hanno comportato un incremento del costo del personale tesserato pari ad euro 9,7 milioni rispetto al trimestre dell’esercizio 2014/15: l’aumento è principalmente dovuto a maggiori retribuzioni riconosciute ai calciatori in organico (€ + 6,9 milioni), oltre a maggiori compensi per incentivi all’esodo riconosciuti ai calciatori ceduti definitivamente. Inoltre gli ammortamenti e le svalutazioni hanno subito un incremento di circa € 2,8 milioni rispetto al primo trimestre del precedente esercizio, attestandosi ad € 16 milioni. Proiettando questi dati a giugno 2016 (termine dell’esercizio 2015/16), otterremo verosimilmente un costo del personale (stipendi lordi  più ammortamenti) stimato in circa € 270/275 milioni contro i 237 milioni dell’ultimo esercizio. Questo significa che per restare all’interno dei paletti definiti dall’articolo 62 punto 4 delle norme sul financial fair play secondo cui il costo del personale non deve eccedere il 70% del totale dei ricavi, ma soprattutto per una prudenziale gestione economico-finanziaria assumeremo che il costo del personale tesserato più ammortamenti non debba superare il 70% dei ricavi  (la famosa capacità di fuoco di cui parlava il presidente Agnelli), la Juventus dovrebbe chiudere l’esercizio in corso con circa € 380/385 milioni di ricavi contro i 348 milioni del precedente esercizio.

Facciamo ora un passo indietro  e cerchiamo di stimare, attraverso i dati definitivi del primo trimestre dell’esercizio in corso, quali potrebbero essere i ricavi attesi a fine esercizio; tale dato ci aiuterà a capire i margini di manovra che i dirigenti bianconeri avranno in questa finestra di mercato. Nel fare tale stima, considereremo l’eliminazione della Juventus agli ottavi di finale di Champions League (metodo prudenziale per chi deve effettuare investimenti nel breve).

Alla voce “ricavi da gare” dovremmo sottrarre circa 8/9 milioni rispetto all’ultimo esercizio, per effetto dei minori incassi di due gare casalinghe e della ripartizione dei ricavi da biglietteria della finale di Champions League (stiamo stimando prudenzialmente che la Juventus venga eliminata agli ottavi). Stimeremo, dunque, per tale voce, € 43 milioni a fine esercizio.

Alla voce “diritti televisivi e proventi media”, grazie all’ultimo accordo sui diritti tv domestici, la Juventus beneficerà di un incremento di circa 14 milioni a cui dovranno sommarsi  i circa 75 milioni di ricavi (bonus, premi partita e quota market pool) derivanti dalla partecipazione all’attuale edizione di Champions League. Nell’ultimo esercizio i proventi da competizione Uefa sono stati di 89 milioni circa, dunque stimeremo per fine esercizio gli stessi ricavi (eccezionali) registrati nell’ultimo (€ 195 milioni).

Per la voce “ricavi da sponsorizzazione e pubblicità”, il nuovo accordo con Adidas ed il rinnovo del contratto di sponsorizzazione di Jeep, avranno un effetto positivo in termine di incremento rispetto all’ultimo esercizio, di circa 14/15 milioni. Le stime a fine esercizio saranno, dunque, di € 68 milioni.

I “proventi da gestione diritti calciatori”, per effetto delle plusvalenze e dei ricavi per cessioni temporanee  registrati nella sessione estiva di calciomercato, ammonteranno a circa € 37 milioni contro i 23,5 milioni dell’ultimo esercizio.

Infine la voce “altri ricavi” che, da questo esercizio, include i ricavi derivanti dalla gestione diretta delle attività di vendita e licenza dei prodotti ufficiali. Le stime, confermate dalle proiezioni del dato trimestrale, sono di un incremento di circa 12 milioni su tale voce che dunque registrerà a fine esercizio un risultato di circa € 37 milioni.

Attraverso la somma di tali voci, otterremo un risultato di fatturato finale stimato in € 380 milioni a cui andrebbero sommati i 10,3 milioni di ricavi non ricorrenti e relativi ai proventi derivanti dall’apporto al fondo immobiliare J Village della titolarità di parte dei diritti di superficie sull’area Continassa.

In conclusione, alla luce delle considerazioni e delle stime prudenziali effettuate, la Juventus non sembra avere ampi spazi di manovra in questa fase di mercato che, considerati gli enormi investimenti effettuati nella sessione estiva, dovrà essere utilizzata esclusivamente per eventuali opportunità non rimandabili. Queste mosse, peraltro, dovranno concludersi preferibilmente attraverso operazioni di “autofinanziamento” neutre dal punto di vista economico o attraverso operazioni di prestito secco o con diritto di riscatto che ne differirebbero gli effetti economici e finanziari al prossimo esercizio.

Benedetto Minerva – @BennyJFinance