Juventus, parla Buffon: dalla sfida all’Inter a Dybala fino al ritiro. “Gioco finché sarò competitivo ad alti livelli”
Parata di stelle del pallone a Milano, in occasione del Gran Galà del Calcio dell’AIC. Tra i giocatori premiati, anche Gigi Buffon come miglior portiere della scorsa stagione. E proprio il numero uno bianconero durante l’evento ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Sky: “Se sono io ad aiutare la Juventus o il contrario? Dico che è la Juve che aiuta me. Ma nei momenti delicati della stagione riesco
ancora a performare in un modo consono per meritare la stima e la conferma
della mia società”. Importante in campo e fuori, Buffon poi ha spiegato come la squadra riesca ad uscire dai momenti negativi che nel corso dell’anno possono accadere: “Bisogna accettare
il fatto che la stagione sia fatta di alti e bassi e che non è mai esistita una
squadra che vince 60 partite su 60. Bisogna saper accettare la sconfitta e
metabolizzare le prestazioni negative. Così il margine di errore si riduce
notevolmente”.
E domenica prossima l’Inter sarà l’avversaria di campionato che i bianconeri ospiteranno allo Stadium: “I nerazzurri in questo momento sono la squadra più in forma a
livello europeo e lo è perché ha trovato un equilibrio e di base ha una rosa
di giocatori veramente validi che sono diventati squadra. Per questo li
attendiamo col meritato rispetto e col giusto timore sapendo però che anche per noi
sarà una gara importante perché vogliamo fare il risultato aumentando il margine che
ci separa dalle inseguitrici. Dybala e la mancata stretta di mano ad Allegri? Paulo
ha fatto un gesto non corretto nei confronti del mister e della squadra e delle
nostre regole di spogliatoio ma il primo a saperlo è lui ed il primo ad esserne
dispiaciuto è sempre lui. Ne abbiamo parlato a fine gara ma ci sta che ogni
tanto qualcuno possa essere più nervoso e possa non assecondare quelle regole
che lo spogliatoio della Juve, o di qualsiasi altra squadra, ha in vigore”. Chiusura su quando si ritirerà: “L’obiettivo è di giocare finché dimostro di poter essere competitivo a
livelli alti. Altrimenti significherebbe non rispettare la mia carriera che penso si
sia sempre contraddistinta come quella di un portiere non comune. Quando non
sarò più in grado di giocare a quei livelli sarà giusto restare a casa e farsene una ragione”.