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Juventus, Napoli, ma anche Avellino e Cagliari, gli incroci di Ametrano: “In realtà tifo Udinese”

In campo dava tutto e spesso terminava le partite disteso sul prato col fiatone. Raffaele Ametrano era uno di quei giocatori che gli allenatori adorano: corsa, cuore e disciplina. Gli inizi di carriera nel Napoli gli hanno permesso di condividere sogni e speranze con un compagno d’eccezione, Fabio Cannavaro: “Ci lega l’infanzia – dichiara ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – Siamo stati diversi anni assieme nel settore giovanile degli “azzurri” e abbiamo condiviso la speranza di realizzare il sogno di diventare calciatori professionisti. Alla fine ci siamo riusciti, certamente lui più di me (ride). Abbiamo anche avuto la fortuna di vincere un Europeo Under 21 (1996) assieme e di partecipare alle Olimpiadi (1997). Quindi oltre l’infanzia ho condiviso con lui una fetta importante di carriera e alcuni successi e sono molto contento di averli ottenuti con Fabio”. Dopo un grande biennio con l’Udinese (1994-1996) culminato con la vittoria dell’Europeo, Moggi lo porta alla corte di Lippi, nella Juventus: “Non ci fu niente che non andò per il verso giusto. Semplicemente erano gli altri che avevano qualcosa più di me. Erano abituati a un certo tipo di partite, avevano più esperienza, ma anche un modo diverso di allenarsi. Infatti passando dall’Udinese alla Juventus ci fu anche un cambio delle tipologie di allenamento e tutte queste cose insieme fecero si che non diventai protagonista di quella squadra. Conservo comunque un ottimo ricordo perché sono stato a contatto con campioni che mi hanno  fatto capire tante cose e mi hanno aiutato a crescere. Ovviamente rimane un piccolo rammarico, mi sarebbe piaciuto essere maggiormente protagonista, ma in  quei momenti avevo davanti giocatori veramente bravi”.

 

Napoli e Juventus quest’anno si giocano lo scudetto: Ametrano per chi tifa? “Domanda difficile (ride ancora). Sono due squadre a cui tengo, però lo ammetto, al Napoli più della Juve. Visto che i bianconeri hanno vinto quattro scudetti di fila spero che stavolta, dopo tanti anni, sia di nuovo il turno degli azzurri. Bayern? La Juventus vista in questo periodo ha delle possibilità importanti di passare il turno. Il Napoli, invece, ha tutto, non solo per passare il turno, ma anche per vincere questa Europa League“. Non può dichiararsi tifoso del Napoli perché il cuore è diviso a metà: “Io tifo per l’Udinese, società a cui devo tanto, perché mi ha fatto conoscere al calcio che conta e ora mi sta dando la grande opportunità di allenare. Una bella esperienza, il mondo giovanile mi piace e mi affascina. Puoi trasferire le tue idee e di questo i ragazzi ne fanno tesoro e sono contento che ciò accada. Prima squadra? Non guardo troppo in là, la vivo giorno per giorno, come è successo quando facevo il calciatore: vediamo cosa mi riserverà il futuro. Sarò sempre grato all’Udinese per quello che ha rappresentato nella mia carriera, per la mia vita, calcistica e non, è stato un club fondamentale. Zaccheroni? Mi ha insegnato tantissimo, è il primo allenatore che ho avuto in serie A, per cui non posso che ricordarlo con grande affetto”.

 

Gli incroci non finiscono qui. Ieri sera si è giocato il big match della serie B, Avellino-Cagliari, due squadre conosciute in carriera da Ametrano:  “In Sardegna ho vissuto un anno dai due volti. Da una parte positivo, perché penso che difficilmente non si rimane colpiti dalla bellezza della città e dall’affetto della gente. Però in campo le cose non andarono bene e fu un vero peccato. Il Cagliari di quella stagione era una delle squadre più talentuose, ma non riuscimmo a fare gruppo, a legare, e la retrocessione fu una triste conseguenza. Quell’anno battemmo la Roma, siamo usciti indenni dal doppio confronto con il Milan, abbiamo pareggiato in casa della Juventus. C’erano in rosa grandi giocatori come Oliveira, O’Neill, Morfeo, Zebina dei giovani talenti come Suazo e Corradi, la squadra c’era”. Anche quest’anno la squadra c’è e l’obiettivo è un pronto ritorno in A, sotto la guida del suo ex compagno ad Avellino, Massimo Rastelli: “Penso che il Cagliari abbia la rosa più forte del campionato e lo sta dimostrando, anche se il Crotone gli sta tenendo testa. I rossoblù hanno in squadra giocatori che farebbero comodo a tante società di serie A e i veri valori alla lunga vengono fuori, a fine campionato non avranno difficoltà a salire. In più c’è Rastelli, che conosco bene: un grande amico e non posso che augurargli il meglio. Singoli? Più che un singolo mi ha colpito un intero reparto, quello offensivo, che conta su calciatori del calibro di Sau, Farias, Melchiorri, Cerri, Giannetti. In pochi se li possono permettere, non solo in cadetteria”.

 

Tre anni anche in Irpinia per l’ex pupillo di Cesare Maldini: “Ad Avellino è stata un’esperienza più intensa, perché al primo anno vincemmo il campionato battendo ai play-off il Napoli, scrivendo una pagina importante della storia del club e della città: giornata indimenticabile. E’ vero che l’esperienza in B non fu altrettanto ricca di soddisfazioni, retrocedemmo in seguito allo spareggio dei play-out. Però è anche vero che la stagione successiva ci fu una nuova promozione. Insomma, sicuramente tre anni intensi, come detto. E’ una città a cui mi sono particolarmente legato a livello emozionale e non scorderò mai quel periodo”. Squadra da play-off? “Assolutamente sì. Nelle ultime sette partite prima di ieri era riuscita a fare 19 punti e in un campionato così complicato non è facile, testimonia la qualità della squadra. Poi in rosa hanno un grande calciatore, Castaldo, capace con le sue giocate di spezzare l’equilibrio in qualsiasi partita. In casa l’Avellino, quando viene chiamato all’impresa, risponde sempre alla grande. Ieri si prevedeva grande spettacolo e così è stato, una bellissima partita. Hanno cercato entrambe la vittoria e in match del genere anche un episodio può fare la differenza, e così è stato”.