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Juventus, l’incubo dell’ex: assist e gol decisivi firmati Coman, il Bayern ringrazia

Facile far riferimento al “senno di poi” adesso, all’indomani della gara perfetta. E poco importa se è durata appena un’ora: spesso la storia ricorda che il calcio è (anche) questione di attimi, fatali e decisivi. E di scelte. Altrettanto fatali, soprattutto se di mezzo c’è il destino, la casualità, il fato: ognuno lo chiama un po’ come vuole. Kingsley Coman e la Juventus s’erano tanto amati. Seppur intenso, il loro è stato amore fugace, come l’avventura bianconera del francese, ex stellina del Psg, eroe per una notte all’Allianz Arena contro la stessa squadra che lo ha rilanciato salvo poi pentirsene (almeno ieri sera), castigata dal “bianconero” che ad agosto era titolare in Supercoppa, contro la Lazio, già protagonista prima d’esserlo altrove, al Bayern Monaco, dove si è trasferito a fine estate in prestito a 7 milioni (pagabili in due rate) con diritto di riscatto fissato a 21 che i tedeschi potranno esercitare entro il 2017.

Sessanta minuti di grande calcio, di accelerazioni e di intuizioni, di lampi decisivi, di attimi intensi perché rapidi come il francese, che ha chiuso il match con un coast to coast da una metà campo all’altra, prima di rientrare sul mancino e trafiggere Buffon. Ma la sua firma era già nitida sul match, già ben prima del definitivo 4-2: aveva l’aspetto di una palla ormai persa, recuperata ad un passo dal fondo, e di un assist al bacio per la testa di Muller per la rete del 2-2, per la rete che ha ricordato al Bayern – e alla Juve – che nel calcio tutto può succedere, anche ed oltre il novantesimo. Ed è proprio qui che nasce la doppia beffa, dalla consapevolezza che l’artefice del tuo destino (già crudele) è stato salutato in estate facendo altre scelte, lecite senza dubbio, ma pur sempre scelte, di quelle mai del tutto sicure ma spesso inevitabili.

Ma c’è anche un’altra verità nella notte da incubo per la squadra di Allegri. Spesso la carta d’identità è un insieme di numeri dall’importanza relativa, perché Coman – classe ’96 – ha dimostrato che essere decisivi sin da subito si può, anche senza attendere oltre, soprattutto quando talento e personalità sono peculiarità già forti, accentuate, riflesse nell’identikit del giovane di riferimento. E lo dimostra anche la stagione del francese, impiegato già 24 volte in stagione (con all’attivo 6 reti) tra Bundesliga e Champions, pur senza partire sempre dal primo minuto. Ma cosa importa? Basta anche un’ora, o poco meno, per risultare decisivo, per spaccare la partita decidendola con un guizzo o un’invenzione che non t’aspetti. Aumentando la rabbia di chi aveva creduto in tempo già da un pezzo.

A cura di Fabio Tarantino – @FabTarantino_19