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"Buona sera, le misuro solo la temperatura…". L'operatore sanitario sorride, in un clima surreale. Sullo sfondo, dal piazzale media di solito affollato di macchine (se ne contano solo alcune decine), si sente la musica dell'Allianz Stadium. Vuoto. Il clima di Torino è freddo. Ma anche surreale: i giornalisti si vedono, non si stringono la mano. Si salutano in lontananza. "Dovrebbe firmare anche l'autocertificazione". Fatto. 

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Di solito, per entrare, si cerca di fare molto in fretta. La coda è molta. Questa volta è tutto diverso: sin dal box in cui si consegnano gli accrediti, ogni operatore usa guanti in lattice, tutti cercano di mantenere la distanza di sicurezza. Niente camionette della polizia, niente tifosi: la trepidazione che si dovrebbe sentire per Juvenuts-Inter sembra lontanissima. Torino prova a rispettare le ultime direttive, per limitare un contagio che ancora sta crescendo.

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All'Allianz cambia tutto. Non ci sono i consueti biglietti che valgono come accredito: c'è un pass. La sala ristoro riservata ai giornalisti, sempre molto fornita di cibo (quello preparato per il Milan è stato già devoluto ai più bisognosi), è chiusa. "C'è un sacchetto per la cena". Lo passa, sempre a distanza, un altro operatore. Sorride anche lui: "Buona partita".

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E poi si entra: i seggiolini vuoti, bianchi e neri, ripropongono l'immagine di due giocatori. La musica continua ad andare: poi si abbassa perché lo speaker annuncia le formazioni. "Buona sera a tutti, ecco le formazioni ufficiali". La tribuna stampa? Giornalisti ogni quattro postazioni: circa due metri l'uno dall'altro. Ci stanno tutti, comodamente: sono pochi, questa sera. 

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Poi, il silenzio. "Che succede?". "Stanno entrando in campo". Che lo spettacolo abbia inizio, nonostante tutto. Il derby d'Italia più surreale di sempre, tra l'ironia (vedi Ronaldo) e la concentrazione di giocarsi una gara importantissima. Che dovrà essere raccontata.