Juventus, gli avvocati di Fagioli: “È sereno, si è autodenunciato”
Le parole dei legali di Nicolò Fagioli sulle indagini per scommesse su siti non autorizzati
Nella mattina di mercoledì 11 ottobre il centrocampista della Juventus Nicolò Fagioli è stato indagato per presunte scommesse su delle piattaforme online illegali (leggi qui la notizia). Poche ore dopo, sono arrivate le parole dei legali del calciatore.
Juventus, i legali di Fagioli: “È sereno, si è autodenunciato”
Nicolò Fagioli infatti è stato indagato dalla Repubblica di Torino per aver giocato d’azzardo su siti non autorizzati e, di conseguenza, illegali. Sempre nella giornata di mercoledì 11 ottobre quindi, sono arrivate le parole all’Ansa degli avvocati del calciatore della Juventus. Fagioli infatti si sarebbe autodenunciato. “Nicolò è sereno ed è massimamente concentrato sulla Juventus e sul campionato”.
“Nicolò sta affrontando con responsabilità la vicenda”
I legali Luca Ferrari, dello studio Withers, e Armando Simbari, hanno continuato parlando del calciatore bianconero: “Nella nostra qualità di legali di Nicolò Fagioli, in riferimento alle notizie apparse sulla stampa in data odierna, possiamo rappresentare che il nostro assistito sta affrontando con responsabilità la vicenda, in un’ottica di massima trasparenza e collaborazione con l’Autorità giudiziaria ordinaria e sportiva, come dimostra il fatto di essersi attivato per primo e tempestivamente nei confronti della Procura Federale”.
Dopo che la squadra mobile di Torino ha ritrovato gli accessi, sono in corso accertamenti. L’obiettivo è capire se Fagioli ha realmente scommesso e, successivamente, su cosa. Dal 30 agosto la Procura di Torino ha messo al corrente dell’inchiesta sul calciatore anche la Procura della Federcalcio, che ha aperto un fascicolo presumibilmente i primi di settembre e ha 60 giorni per chiuderlo. Nel caso in cui venisse violato l’articolo 24, che vieta a uno sportivo professionista tesserato con una Federazione di scommettere su eventi della sua disciplina sportiva, Fagioli andrebbe incontro a una inibizione, oppure a una squalifica, per un periodo non inferiore ai tre anni, oltre a una multa di 25mila euro.