“Junior, che fai qui?”. Messias, da fattorino a eroe del Crotone
In 7 anni il brasiliano è passato dal consegnare elettrodomestici al vertice della serie B. Grazie a Ezio Rossi, bandiera granata e suo scopritore a Torino durante una partita Uisp: “Aveva 22 anni, non ci credeva più. E in A può fare ancora meglio”
Torino, corso Ferrucci, anno 2013. Al campo Cit Turin, un brasiliano sta facendo impazzire le difese avversarie. Ogni settimana si carica sulle spalle lo Sport Warique, squadra di peruviani iscritta al campionato UISP. “Si chiama Junior, vieni a vederlo. È un mancino funambolico. Un fenomeno”.
LE CONSEGNE CASA PER CASA
Sulle spalle, per la maggior parte delle 168 ore settimanali, Junior Messias si carica elettrodomestici. Era venuto in Italia un paio d’anni prima sperando di fare il calciatore, ma le cose avevano preso una brutta piega. Niente permesso di soggiorno, una moglie e un figlio piccolo a cui pensare, nessun lavoro. Poco più di vent’anni e neanche un cassetto in cui mettere i sogni.
“Se giochi per noi, abbiamo un lavoro per te”. Consegnare frigoriferi casa per casa come prima attività, giocare a pallone nei ritagli di tempo. L’offerta dei peruviani è irrinunciabile. Non per appeal, ma per necessità.
LA SCOPERTA
“Andai a vederlo su impulso dell’allenatore della squadra dei rifugiati politici alla quale davo una mano. Invasi il campo alla fine. Gli dissi che uno come lui non poteva stare lì. E che io avevo giocato con un altro Junior…”. Ezio Rossi, bandiera del Torino negli anni ’80 e poi allenatore, sorride ripensando a quei momenti.
Oggi Junior Messias è la stella del Crotone che vede il traguardo della A sempre più vicino, soprattutto dopo la doppietta del brasiliano a Cittadella. Quel giorno sembravano Aristoteles e Oronzo Canà, ma senza Longobarda. “Ero senza squadra al momento. Provai a metterlo in contatto col Fossano. Gli proposero un ingaggio bassissimo e Junior preferì continuare a fare il corriere. Mi disse che doveva pensare alla sua famiglia e che aveva mangiato ‘riso e sassi’ per giocare a pallone, ma non ne valeva più la pena. Doveva guardare in faccia la realtà”.
LA PRIMA SVOLTA
La realtà era una casa minuscola nel quartiere Barriera di Milano, una schiena spezzata dalle consegne e qualche dribbling in quel campetto. Ma nel 2015 Ezio Rossi trovò squadra: il Casale, nobile decaduta del calcio. Campionato di Eccellenza. “Chiamai subito Junior, poi telefonai al presidente Appierto. Gli feci fare un contratto da 1500 euro al mese, in modo che potesse pensare solo al calcio. Lo portavo sempre in macchina da Torino e lui dominò la stagione. Segnò più di venti gol e fu decisivo per la vittoria del campionato. La gente si stava accorgendo di lui. Gli dissi di stare attento agli squali, ma non mi ascoltò”.
LA FEDE
L’anno successivo Junior Messias lasciò Casale per andare a giocare a Chieri, in serie D. “Alcuni agenti gli avevano fatto delle promesse, poi risultate fasulle. Se fosse rimasto con noi, avremmo vinto anche la D. Al momento ci rimasi male, perché lo avevo preso dalla strada e non mi aspettavo che se ne andasse senza avermi prima consultato. Ma col tempo ci siamo chiariti: è un ragazzo talmente buono e onesto. Ha una spiritualità fortissima: alza le braccia al cielo quando segna per ringraziare Gesù. Ricordo che era anche diacono”.
Evangelico e atleta di Cristo. Stessa esultanza di Kakà, percorso più tortuoso. “Nel 2017 la Pro Vercelli lo aveva preso per fare la B, ma il trasferimento saltò per motivi burocratici”. In sostanza, l’impossibilità di tesserare un extracomunitario nella seconda serie. “Avrebbero potuto aggirare il problema se una squadra di A lo avesse preso e girato in prestito in B”. Ma nessuno scommise su di lui. “Un peccato, perché ha dovuto ritardare la sua crescita. Andò a Gozzano in D, vinse il campionato e salì in C. Vincere sul campo permette di superare la norma. Poi è arrivato il Crotone ed è storia contemporanea”.
OGGI
Junior Messias da agosto è arrivato in B, seguito passo dopo passo dal suo agente Marcello Bonetto. Un’intuizione del ds Ursino e della famiglia Vrenna. Scommettere su un ragazzo di talento, un esordiente in B del 1991, con la voglia di recuperare tutto il tempo perso. La doppietta contro il Cittadella che ha messo un mattone fondamentale nella corsa alla promozione è il manifesto della sua stagione: due gol su due palloni rubati. Aggressività ed eleganza nel tocco mancino: “E segna troppo poco. Il primo gol lo ha fatto a gennaio e gli scrissi ‘era ora’ con un messaggio. Con le doti che ha, dovrebbe segnare molto più dei 5 gol che ha fatto quest’anno. Non è solo un funambolo. Ha una capacità straordinaria di trovare la posizione e dare linee di passaggio. In più ha forza e capacità aerobica. C’è solo un’incognita: vedere come si comporterà con le pressioni del grande calcio. Io lo vedrei benissimo nell’Atalanta come vice Ilicic: l’ho già detto al mio amico ed ex compagno Tullio Gritti. Sarebbe la sua situazione ideale”.
E magari Gritti può ricordare a Gasp che Messias già lo impressionò in un’amichevole Genoa-Casale del 2016. Discorsi futuri. Da qui alle prossime settimane, il ragazzo di Belo Horizonte avrà testa solo al Crotone. Cinque partite per conquistare la serie A senza passare dai playoff, un secondo posto da difendere, per ottenere la terza promozione in Italia. Il suo ex allenatore, tra campo e panchina, ne ha fatte 9, ma adesso è senza squadra. “Preferisco non accettare salari ridicoli. Non bisogna svendere la propria professionalità. Alcuni lo fanno, io preferisco non prendere meno di una cifra dignitosa”. Intanto si gode la scalata del ragazzo che ha cresciuto come un fiore sul cemento. “Lo seguo da lontano. Non voglio prendermi meriti eccessivi o farmi vedere di più oggi che lui sta raggiungendo i traguardi che merita. Averlo aiutato a uscire dall’anonimato: mi basta quello”.
Oggi Junior non deve più temere gli squali. Anzi. Sono il simbolo che porta sulla maglia. Sette anni fa portava elettrodomestici. Su quei televisori oggi c'è lui. Occhi e braccia verso il cielo, destinazione serie A.
Credits: Ph FC Crotone