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Jovic come Lewandowski: 5 gol in una partita sola

Cinque gol in una sola partita a 21 anni ancora da compiere. Numeri da predestinato quelli di Luka Jovic, una delle star dell’Eintracht Francoforte, incubo della Lazio in Europa League e secondo attacco della Bundesliga dopo il 7-1 rifilato al Fortuna Dusseldorf.

Una serata che non potrà dimenticare, emozioni più forti persino di quelle del giorno in cui scoprì di esser stato convocato per il Mondiale di Russia 2018, dove però non avrebbe poi giocato neanche un minuto. Colpi da campione consacrati in una notte di magia: 5 gol in 46 minuti alla sua età non li aveva mai segnati nessuno in Bundesliga e i suoi numeri contro il Fortuna Dusseldorf sfiorano anche altri record assoluti del calcio tedesco.

A fare meglio in un solo incontro ci è riuscito solamente Dieter Müller con la maglia del Colonia nel 1977, in un 7-2 al Werder Brema in cui segnò 6 gol. A metterci meno tempo invece ci è riuscito Robert Lewandowski, in quell’indimenticabile serata in cui segnò 5 gol al Wolfsburg in appena 9 minuti, peraltro da subentrato.

Con la maglia dell’Eintracht però non ce l’aveva mai fatta nessuno, e pensare che lui in carriera non aveva segnato mai neanche una doppietta. Però questa stagione aveva già fatto presagire che sarebbero arrivati i suoi grandi momenti: lo si era visto in Bundesliga, dove assieme al francese Haller forma la coppia-gol più prolifica del campionato, ma anche in Europa League, dove ha segnato 2 gol in 2 partite punendo anche la Lazio alla Commerzbank Arena.

In carriera però ha avuto le sue difficoltà, a partire da quando era un ragazzino. Viveva in una città di confine tra la Bosnia e la Serbia, ma da Belgrado si accorsero in fretta di lui. Una scuola calcio privata offriva al padre 70€ per portarlo in macchina da Bjeljina alla Capitale per giocare le partite, e si dice che a volte finissero persino per dormire in macchina per evitare di dover fare due volte il lunghissimo viaggio di quasi 200 Km di autostrada.

Uno dei tanti sacrifici di Jovic che poi ha cominciato a girare per l’Europa a caccia della fortuna. Prima con il Benfica, dove però ha avuto grosse difficoltà di ambientamento, e poi con l’Eintracht, dove invece ha trovato la sua consacrazione. Per molti è il “Falcao serbo”, un paragone forte e forse inappropriato. Che contrasta un po’ con la sua natura di attaccante dal grande colpo, ma di certo non con i suoi numeri da record.