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Chelsea, Jorginho: “Non sono il golden boy di Sarri”

“Con Sarri solo un rapporto molto professionale, all’interno di un gioco che esalta le mie caratteristiche”: Jorginho risponde alle critiche

‘Cocco’ del prof? No, allievo come tutti gli altri. Intervistato dal Guardian, Jorginho si smarca dalle accuse che lo vedono come pupillo di Maurizio Sarri. “Sono un giocatore normale. E non voglio nemmeno essere speciale, va benissimo essere uguale ai miei compagni”.

Parole all’interno di una stagione delicata, per lui e per il suo Chelsea. “I tifosi possono dire quello che vogliono”, spiega l’ex centrocampista del Napoli, “Le critiche mi danno la forza di lavorare di più, per far cambiare
l’opinione che hanno su di me. Loro pensano che io sia l’uomo di Sarri,
ma voglio mostrare loro perché piaccio all’allenatore
. Con il gol segnato contro il Fulham, per esempio. Il secondo in 38 uscite stagionali.

Ma i rimproveri al Sarriball e a Jorginho sono arrivati soprattutto per le trame di gioco troppo prudenti, con tanti passaggi in orizzontale. “Abbiamo uno stile altamente organizzato, divertente per i
sostenitori”
, continua il giocatore della Nazionale. “Richiede tanto possesso palla e consente di controllare e
vincere le partite, ma è normale che ci voglia del tempo perché tutti lo
assimilino
. Anche Guardiola ha avuto problemi nel suo primo anno,
dunque perché non dovrebbe averli anche Sarri?
.

Jorginho ci tiene poi a specificare come sia effettivamente lavorare con il suo allenatore. Non vado a cena con lui né vado a casa sua. Il
nostro è solo un rapporto molto professionale: mi spiega cosa
vuole che io faccia e io cerco di metterlo in pratica sul campo. Quando sbaglio, mi urla e mi rimprovera come fa con
tutti gli altri. Non sono il suo golden boy
.

Ma chi ha veramente scoperto Jorginho è stata la madre Maria Tereza Freitas. “Era una brava calciatrice, mi ha insegnato lei a giocare in spiaggia quando ero bambino. Da allenatrice vera! Quante strigliate quando sbagliavo…”. E più di Sarri ha influito sulla sua scelta di andare al Chelsea anziché al Manchester City. “Era molto allettata da Londra. Quando ha visto il mio nome sulla maglia del Chelsea, si è davvero emozionata”, conclude il centrocampista. “Lì ha realizzato davvero che avevo raggiunto un livello che lei aveva sempre sognato, come tutta la nostra famiglia”. Solo cocco di mamma, dunque. E ci mancherebbe altro.