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Joey Barton lascia il calcio dopo la squalifica per scommesse: “Sanzione troppo dura, ero malato di gioco”

Una passione sfrenata sfociata nel disturbo patologico: Joey Barton ha definito così la sua dipendenza dalla scommesse che gli è costata 18 mesi di squalifica e una multa di 30 mila sterline. Il calciatore del Burnley, secondo la FA, avrebbe effettuato 1.260 giocate tra il 26 marzo 2006 e il 13 maggio scorso. Un’infrazione al regolamento che gli è costato uno lunghissimo allontanamento dai campi di gioco. Decisione troppo dura per Burton, che attraverso una lettera pubblicata sul suo sito (qui l’originale) ha voluto giustificare il suo gesto e annunciare il suo addio al calcio giocato.

“La FA ha annunciato la mia squalifica per 18 mesi e la multa di 30 mila sterline per aver violato le regole della federazione sulle scommesse. Sono molto deluso per la durezza della sanzione. La decisione effettivamente mi costringe ad un ritiro prematuro dal calcio giocato. Per essere chiari fino in fondo, non si tratta di calcioscommesse e in nessun momento di tutto questo è mai stata in discussione la mia integrità. Accetto il fatto di aver violato delle regole che riguardano i calciatori professionisti, ma sento davvero che la pena sia molto più pesante di quanto sarebbe stata per un giocatore meno controverso di me. Ho lottato contro la mia dipendenza al gioco e ho fatto avere alla FA un report medico del mio problema. Sono deluso che tutto questo non sia stato tenuto in considerazione. Penso che se la FA faccia sul serio sulla questione del gioco nel calcio, c’è bisogno di guardare ai propri accordi con le compagnie di scommesse, il loro ruolo nel calcio e nelle trasmissioni sportive, piuttosto che semplicemente dare la colpa ai giocatori che piazzano una scommessa. Non sono il solo nel calcio ad avere questo problema. Sono cresciuto in un ambiente dove scommettere era e fa tuttora parte della cultura. Da quando ho memoria, la mia famiglia mi permetteva di avere i biglietti per le sale da biliardo, e gli adulti della mia famiglia scommettevano per me sulle corse più importanti. Ad oggi, raramente gareggio in qualcosa senza che ci sia una posta in palio. Che sia una pista di golf con gli amici per poche sterline o una partita a freccette al centro di allenamento dove chi perde va a fare il tè, adoro competere e vincere. Sono dipendente da tutto questo. Il motivo è anche dovuto al fatto che il calcio professionistico è da tanto che ha una cultura di scommesse e io l’ho avuta nello sport in tutta la mia vita da adulto. Buttati i soldi nel gioco, e vista l’esplosione che il betting ha avuto nello sport, ho capito perché le regole sono state così ferree e accetto di averle violate. Accetto anche che la FA debba essere vista come una figura importante in questa battaglia. Ma sicuramente dovranno accettare che c’è un enorme scontro tra le loro regole e la cultura che circonda il gioco moderno, dove ognuno che guardi calcio in tv o negli stadi sia bombardato dal marketing, dalla pubblicità e dagli sponsor di agenzie di scommesse e dove gran parte delle trasmissioni è gemellata con gli interessi del gioco d’azzardo.

Tutto questo vuol dire che non è un ambiente facile per provare a stoppare il gioco o magari far comprendere alle persone nel mondo dello sport che scommettere è sbagliato. E’ come chiedere ad un alcolizzato di passare il tempo nei pub. Se l’FA è seria nella politica anti-scommesse, sarebbe urgente riconsiderare la sua dipendenza con le industrie del betting. Lo dico sapendo che ogni volta che indosso la maglia della mia squadra, sto facendo pubblicità ad un’agenzia di scommesse. Niente di tutto questo mi giustifica. Ma voglio spiegare davvero che qualche volta questi sforzi sono più complicati di quanto sembrano. Per quanto riguarda le mie scommesse nel calcio, dal 2004 ho un account Betfair a mio nome, registrato al mio indirizzo e verificato con il mio passaporto, con la massima trasparenza. Ho piazzato oltre 15 mila scommesse in ogni sport e oltre 1200 erano sul calcio e sono state oggetto dell’accusa contro di me. La puntata media era di poco più di 150 sterline, molte erano solo per pochi pound. Per il calciatore moderno, i tempi morti e il riposo sono importanti e trascorro molto del tempo in cui non mi alleno davanti alla tv, passando da un canale all’altro e scommettendo su ciò che trovo. Mi piace guardare gli sport e prevederne il risultato. Riguardo a quanto siamo privilegiati noi calciatori per lo stipendio, le mie puntate sono relativamente piccole. Scommettere per me è importante per indovinare l’esito della sfida che sto vedendo, piuttosto che per una questione di soldi che vinco o perdo. Odio perdere più di quanto mi piaccia vincere e questo modo di pensare mi ha permesso di evitare scommesse con grandi puntate, per paura di perderle. Oggetto dell’udienza era il fatto che tra il 2004 e il 2011 avevo scommesso contro la mia squadra. Comprendo perfettamente che questo è contro le regole, per l’ovvia ragione che un giocatore trae un guadagno aggiuntivo nella partita, cambiandone il corso per il suo personale introito. Tuttavia, permettetemi di offrirvi alcuni spunti di riflessione. Innanzitutto, in ogni gara che ho giocato, ho dato tutto. Sono fiducioso che ognuno che mi abbia visto giocare, o con cui abbia giocato, confermerà tutto questo. Sono più consapevole di chiunque che c’è un conflitto e la mia parte dipendente è coinvolta, ma sono un professionista devoto che ha sempre dato tutto sul campo.

In secondo luogo, nelle poche occasioni che ho scommesso contro la mia squadra, non ero della partita in nessuna di quelle occasioni. Non giocavo, non ero nemmeno in panchina. Non avevo assolutamente alcun potere di influenzare il risultato finale più di quanto ne potessi avere per una partita di freccette, di snooker o di cricket. Dovrei aggiungere che in alcune di queste occasioni, la mia scommessa era un’espressione della rabbia e della frustrazione per non essere stato convocato o in generale per non aver potuto giocare. Capisco che la gente possa pensare che sia un comportamento infantile ed egoista e io di certo non posso dissentire. Terzo punto, dovrei far notare che le ultime scommesse fatte contro la mia squadra risalgono a sei anni fa, quando attraversavo un periodo particolarmente travagliato e quando la FA non era così dura sul gioco come lo è adesso. Ciò che posso affermare con assoluta certezza è che non ho mai puntato contro la mia squadra quando avrei potuto influenzare il risultato e sono contento che in ogni colloquio con l’FA e durante la mia udienza, la mia integrità non sia mai stata messa in discussione. Non avrei potuto convivere con me stesso, non avrei potuto guardare in faccia i miei compagni, i tifosi delle squadre per cui ho giocato, se avessero seriamente pensato che avrei scommesso contro la mia squadra mentre potevo influire sul risultato. La Commissione che mi ha ascoltato ha messo in chiaro che in queste occasioni non c’era alcun motivo per cui pensare che si trattasse di partite truccate e io sto pubblicando la lista delle mie scommesse perché voglio che tutti i fatti vengano conosciuti.

Una squalifica di 18 mesi è più lunga di diverse pene comminate a giocatori che hanno partecipato ad un vero e proprio calcioscommesse, dove potevano deciderne l’esito. Gli unici giocatori squalificati per più di un anno fanno parte di questa categoria. Chi ha scommesso senza poter influire non ha avuto una squalifica maggiore di 6 mesi. Quindi, sento che la squalifica nel mio caso sia eccessiva. Nel corso della mia carriera, ho fatto tanti errori, li ho affrontati, cercando di imparare. E’ ciò che voglio fare anche qui. Comprendo che questo sia l’ennesimo casino originato dal mio comportamento. Quest’episodio ha fatto capire che devo affrontare il bisogno di chiedere aiuto per i problemi di alcol, di rabbia e di gioco e lo farò. Voglio ringraziare la dirigenza del Burnley, la società, i giocatori, lo staff per la loro fiducia e la comprensione e perché credono che giocherei per loro e bene, anche con tutto ciò che sta ricadendo su di me, e voglio ringraziare i tifosi del Burnley per il sostegno che mi hanno dato in questo periodo. Sono stati splendidi. Dopo essermi consultato con amici e avvocati, ho deciso che mi appellerò contro la lunghezza della squalifica. Spero che portò essere ascoltato in una giusta udienza da una commissione d’appello indipendente. Se succederà, siamo fiduciosi che la sanzione verrà ridotta e resa ragionevole, in modo che venga esaminata sia l’offesa che le attenuanti e il fatto che non c’è nulla di ignoto o di sospetto circa le scommesse che ho fatto. Voglio essere trasparente sulla questione, queste sono le 30 scommesse più pertinenti secondo quanto determinato dalla FA”.