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Mancini: “Noi siamo l’Italia, possiamo aprire un ciclo”

Dal possibile ciclo da aprire ai talenti del futuro: le parole del ct azzurro

Mancini-Italia, un anno dopo. Il 28 maggio la prima panchina da ct, a 12 mesi di distanza la sua avventura con la Nazionale italiana sta entrando nel vivo.  Finito il campionato ci saranno Grecia e Bosnia, le avversarie più tose per la via all’Europeo, ad attendere gli azzurri. Vacanze posticipate quindi per i giocatori impegnati in Nazionale, ma nessun problema per Mancini: “Il grosso del gruppo è in azzurro da poco, fare due settimane in più non sarà certo un problema”.

Il ct azzurro in un’intervista rilasciata a ‘La Stampa' traccia un bilancio del suo primo anno in azzurro: “La cosa più faricosa è stare mesi senza poter allenare – rivela Mancini – mi vengono delle idee e non posso applicarle. Speriamo di essere ripagati agli Europei. Ci sono squadre più avanti di noi. La Francia su tutte, ma nessuno ha un fenomeno. Per cui se facciamo un buon lavoro, se giochiamo un calcio offensivo che diverta e che gratifichi, ecco che allora i risultati arriveranno. Noi siamo l’Italia, possiamo fare come la Francia o la Spagna e aprire un ciclo”.

Mentalità offensiva, talento e giovani in rampa di lancio, questo il mix dell’Italia di Mancini: “A chi bisogna fare attenzione in prospettiva? A Kean, ha solo 19 anni, dipende da lui ma può diventare un attaccante straordinario. Poi Tonali, Barella, Mancini, Zaniolo”. Mancini commenta poi l’addio di Allegri dalla Juve: “Andare via dopo 11 titoli in effetti è strano. In Inghilterra non accadrebbe mai. Allegri e la Juve si sono lasciati bene, ma resta un epilogo particolare”.

Spazio anche alle future cpnovocazioni: “Belotti e Balotelli? Per Mario in prospettiva le porte sono aperte. Belotti lo chiamerò. Noi facciamo un certo tipo di gioco e abbiamo bisogno di un certo tipo di giocatori. Lui ha altre qualità, ma se fa gol…”, conclude Mancini.

L’intervista completa su ‘La Stampa’.