Dopo il titolo dello scorso anno, il Chelsea non è andato oltre il quinto posto perdendo anche la qualificazione alla prossima Champions League. Resta ora la FA Cup per provare a portare a casa almeno un titolo, oggi la finale contro il Manchester United. Ne ha parlato anche Davide Zappacosta: “Meritiamo di vincere, per tutta una stagione di lavoro duro in cui ce l’abbiamo sempre messa tutta – ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport - In campionato abbiamo fatto fatica e beccato un Manchester City stratosferico, vero, ma siamo stati sempre competitivi. Conte contro Mou? Ho letto le polemiche, ma poi si sono chiariti. Cose che succedono nel calcio: è un mondo competitivo, è normale che ci siano confronti duri. Conte è una figura importantissima per me. È stato lui a inserirmi nel giro azzurro, poi mi ha chiamato al Chelsea dandomi una chance in un top club. E mi ha sempre dato fiducia. La chiamata? Era il 30 agosto sera, verso le 23.30 mi squillò il telefono, risposi ed era il mister. Mi chiese se fossi disponibile ad andare lì da lui, se mi piacesse l’idea di rimettermi in gioco al Chelsea. Chiaramente gli dissi di sì, e lui chiuse con un “Ok, ci sentiamo domani”. Alle 8 di mattina nuova telefonata, stavolta era Petrachi, il ds del Toro: “Fai le valigie e corri a Londra a firmare, oggi chiude il mercato...”. Io vorrei che rimanesse, ma spetta a lui decidere. Quello che posso dire è che qui l’ambiente è tutto dalla sua parte, in due anni ha ottenuto grandi risultati e ha conquistato tutto il popolo Blues”.
Sulla mancata qualificazione dell'Italia al Mondiale, aggiunge: “Non siamo partiti da sconfitti, ma quando affronti una delle migliori al mondo ci può stare che il primo posto lo manchi. Il problema è stato un altro: in casa con la Svezia non l’abbiamo sbloccata, punto. Perché? Sfortuna, e poi la paura che subentra col passare dei minuti. Personalmente la sconfitta peggiore che ho subito. In granata e in azzurro ho visto lo stesso Ventura, la stessa voglia e fame di vincere. Poi, si sa, lui è un allenatore molto tattico, che bada al pelo. Ed è normale che puntasse anche in Nazionale su questo. Mancini? Un grandissimo, ha tutte le carte in regole per far ritrovare fiducia a questa Nazionale. Perché alla fine è quella che manca, oltre a spensieratezza e serenità per ripartire. I giocatori ci sono: si dice che manca qualità, per me invece c’è. Astori? Sembrano frasi fatte ma per lui non lo sono: un ragazzo stupendo, d’oro. Giocava? Non giocava? Sempre sorridente, sempre. Ero in camera con lui, ci parlavo, me lo ricordo la sera che faceva le videochiamate con la famiglia… Una tragedia incredibile”.
L'intervista integrale su La Gazzetta dello Sport.