Osserva il campionato e guarda il mare di Cesenatico. Lunghe passeggiate e il calcio a portata di telecomando. Ha allenato tutte le grandi, partendo dallo stesso posto in cui abita adesso. “Mi faccio novanta minuti a piedi ogni giorno. Almeno questo adesso lo posso fare”. Alberto Zaccheroni ha 67 anni, non allena in serie A dal 2010, ma negli anni successivi è diventato un’icona del Giappone. La sua nazionale ha vinto la Coppa d’Asia nel 2011, sconfitto l’Argentina di Messi e giocato il mondiale brasiliano. E anche lontano da una panchina, non ha abbandonato il taccuino. ”Sono ancora curioso del perché e del per come. Prendo sempre appunti. In questo senso sono ancora allenatore. Se avessi a che fare solo con i giocatori, mi divertirei tanto a tornare in pista”. Il suo telefona suona spesso, le richieste non mancano. “Tengo ancora aperta la porta. Ma su tante cose, non credo che avrei la pazienza di sopportare alcune dinamiche”, confessa a gianlucadimarzio.com.
GIAPPONESI DI SERIE A
Nei prossimi giorni vi racconteremo Zac a 360 gradi. Per il momento concentriamoci su ciò che sta vedendo. Partendo dai giapponesi della serie A. Prima di tutto da un giocatore che ha contribuito a lanciare nel grande calcio: “Yoshida alla Samp lo seguo sempre, certo. Un bel difensore, intelligente, ha fisico. E con me faceva pure gol: lo feci di fatto esordire in Coppa d’Asia e segnò subito alla prima (aveva giocato solo un’amichevole contro lo Yemen, ndr)”.
Aveva 23 anni, ora è capitano di un Giappone che in difesa schiera anche Tomiyasu: “È un ragazzo sveglio, interessante. Duttile, ora può giocare anche al centro. Sinisa gli ha fatto fare un anno da terzino intelligentemente prima di metterlo in mezzo. I giapponesi sono molto tecnici, ma non sono maestri di malizia. A me capitò di perdere una partita perché si erano fermati a bere su un calcio d’angolo”.
Esperienze, come quelle di domenica scorsa per Tomiyasu. Cinque gol presi in un tempo dalla Roma. Una squadra che gioca a 3, come quelle di Zaccheroni: “Io ne avrei messi anche 200 dietro, ma poi devi ripartire. Perché se non fai gol è dura vincere. E guardando la Roma ho iniziato ad apprezzare un difensore perfetto per una difesa a 3”.
“IBAÑEZ DELLA ROMA MI HA COLPITO TANTISSIMO”
Il giocatore che ha rubato gli occhi di Zac è un brasiliano che ha da poco compiuto 22 anni. Viene da un'Atalanta che Zaccheroni si diverte sempre a guardare "perché Gasperini è un innovatore. Duelli ovunque, belli da vedere". Però a Bergamo questo ragazzo non si era espresso a questi livelli: “Ibañez è una piacevole scoperta. Mi ha colpito subito: sa fare un po’ tutto lì dietro. Ha personalità, corsa, tiene bene il campo. Gioca bene sia sul centrodestra sia sul centrosinistra nella difesa a 3, è reattivo e andargli via uno contro uno è difficilissimo. In più lancia benissimo ed è perfetto per sostenere un gioco offensivo. È la qualità che fa vincere le partite, come facemmo con il mio Milan. Ma per giocare così serve un bello sforzo dietro a sostegno di sette giocatori offensivi. Ai miei attaccanti dicevo che avrei sparato loro se li avessi visti tornare dietro la metà campo. La Roma di Fonseca sta facendo molto bene giocando a 3”.
“SINGO MI RICORDA DANI ALVES QUANDO HA LA PALLA”
Nelle prossime ore Ibañez e la Roma affronteranno un Torino disperatamente a caccia di punti. Ma in quest’inizio da incubo dei granata, c’è anche una nota lieta che è finita sul taccuino di Zac: “Sono rimasto impressionato da Singo: l’hanno preso a gennaio 2019, mi chiedo dove lo avessero tenuto per tanti mesi. È veramente interessante. Su alcune cose, deve crescere: quando non ha la palla, fa spesso movimenti fuori tempo. Ma come tecnica, quando ha la palla, mi ricorda Dani Alves. Con più fisico. Ha delle giocate in velocità che ho visto raramente. Se fossi un grande club, avrei già provato a portarlo via da Torino”.
“IL MILAN POTREBBE FARCELA. CON IBRA SI VINCE”
Dalla città in cui si è chiusa, sponda bianconera, la sua esperienza da allenatore in Italia. Esattamente undici anni dopo lo scudetto vinto con il Milan nel ’99. Adesso c’è un altro allenatore emiliano che prova a imitarlo: “Pioli sta facendo un lavoro straordinario. Ha fatto tanta esperienza in passato e la sta mettendo a frutto. Per me possono arrivare in fondo. E lo dico anche perché non vorrei mai contraddire Ibra. È un mostro: quando mi chiedevano chi vince il campionato, chiedevo sempre di guardare dove gioca lui. Ha qualcosa di unico”.
Unica è anche la storia di Alberto Zaccheroni. Abbiamo parlato con lui per due ore. Mezzora in più rispetto alla sua passeggiata quotidiana. Nei prossimi giorni ve la racconteremo qui. Camminando con lui tra ricordi e aneddoti mai sentiti prima.