Nel giorno dell’ufficialità del suo passaggio al Barcellona, le strade di Guachené, il paese della Colombia dove Yerry Mina è nato, erano invase di gente. C’era la mamma Marianela Gonzalez, c’era chi lo aveva visto crescere. E addirittura il primo allenatore che lo aveva spostato dalla porta alla difesa. Tutti avevano un ricordo legato a Mina, il primo colombiano a vestire la maglia blaugrana.
A distanza di qualche mese, quello stesso ragazzo che aveva riunito tutta quella gente avrà fatto scendere in strada molte più persone. Al momento è difficile prevedere cosa possa essere successo per le vie della Colombia, ma di sicuro la popolarità (già alta) di Yerry Mina dopo l’ennesimo gol in Russia sarà schizzata ancora alle stelle.
Ha messo il timbro con la PoloniaPolonia, s’è ripetuto con il Senegal. Ha trascinato la Colombia agli ottavi. Mina segna sempre ma di ruolo fa il difensore. E pensare che da bambino voleva essere portiere come papà Josè e lo zio Jair. Il fisico d’altronde c’era tutto, non a caso lo chiamano El Obelisco.
Segna e balla, anche se questa volta non è rimasto in mutande come due anni fa con l’Uruguay. Ma la salsa choke (ballo tipico della costa pacifica colombiana) sì, quella è imprescindibile per Mina.
Uno che fa sempre quello che sente. Come al Camp Nou, come quando nel giorno della presentazione con il Barcellona si è tolto scarpini e calzettoni ed è rimasto scalzo. Il motivo? Un verso della Bibbia che recita: “'Con la pianta dei tuoi piedi calcherai il terreno che vorrai conquistare”.
Al momento non è riuscito a fare suo quel “suolo sacro”, perché con il Barcellona Mina ha giocato poco e niente. Cinque presenze quest’anno, poca considerazione e tantissima panchina. Eppure le premesse erano delle migliori: ha vinto tanto tra Colombia e Brasile, si è fatto sempre trovare pronto con i Cafeteros. Il Mondiale potrebbe rilanciarlo e lui sta cogliendo al meglio l’occasione.
Dalle partite a piedi nudi per le vie di Guachené al ruolo
di protagonista in Russia. Dai provini andati male con Deportivo Cali e América Ne quando ero poco più che bambino a idolo di una nazione. Ne ha fatta di strada Yerry Mina, ‘el Obelisco’ che
voleva fare il portiere e che ora trascina la Colombia con i suoi gol.