“Vorremmo giocare, ma non accettiamo discriminazioni”. Olbia, l’appello del presidente Marino
“Vorremmo subito chiarezza”. Dopo Modena e Vicenza ecco la “mina” Arezzo. Il rinvio del derby con il Livorno ha creato un precedente che, per questioni di non discriminazione, non può essere ignorato. La decisione è stata presa dalla Lega per anticipare le mosse dei giocatori di casa che, guidati dal capitano Moscardelli, non avevano chiarito le loro intenzioni riguardo alla minaccia di sciopero e la speranza era quella di tutelare entrambi i club. All’Arezzo è stata così data la possibilità di valutare se sussistano le condizioni per concludere regolarmente il campionato e iniziare l’esercizio provvisorio, al Livorno di evitare di giocare una gara con un club che poi potrebbe essere cancellato. In realtà la decisione rischia di scontentare tutti, in particolare le altre squadre del girone A della serie C prossime avversarie dell’Arezzo, a partire dall’Olbia.
“Gli scenari per sabato sono vari” – dichiara il presidente dei bianchi, Alessandro Marino, ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – “Anzitutto che il tribunale accetti l’istanza di fallimento e l’esercizio provvisorio, cosa già successa quest’anno a Vicenza e Como la passata stagione. Tutto ciò significherebbe che l’Arezzo avrebbe le risorse per finire il campionato e questo sarebbe lo scenario migliore per tutti: si gioca sabato e tutte le rimanenti partite. Il problema sta nel fatto che con la giustizia ordinaria non è possibile fornire una risposta in tempi così brevi. Presuppone delle valutazioni che il curatore fallimentare deve fare sull’esistenza e la consistenza dei fondi che dovrebbero essere in possesso della società e questo richiede tempi tecnici. Poi pare che i fondi non ci siano e quindi bisognerebbe trovarli, aggravando la celerità delle operazioni. Ci sono i soldi della fideiussione che però coprono una parte molto bassa dei soldi che servono a finire l’anno”.
Tradotto, l’Arezzo potrebbe giocare con l’Olbia l’ultima gara del suo campionato, con risultato, qualunque esso sia, che verrebbe acquisito come definitivo. Da qui la discriminazione: perché far giocare la gara del Nespoli e poi magari assegnare a tavolino i punti alle prossime avversari? “C’è troppa incertezza e io voglio tutelare l’Olbia” – riattacca Marino – “Nel caso in cui l’Arezzo trovasse i soldi per venire a giocare in Sardegna non ci sarebbe alcuna garanzia che poi giochi anche le altre partite e questo significherebbe una inaccettabile discriminazione nei nostri confronti. Noi ci teniamo che si giochi, perché è giusto che il campionato sia regolare dall’inizio alla fine. Ma non accettiamo discriminazioni nei confronti del Livorno, al quale è stata data la possibilità di rinviare la gara, in un momento in cui la situazione sarà più chiara. Questo significherebbe utilizzare due pesi e due misure nei confronti dell’Olbia calcio e delle altre società”.
Campionato che sarebbe comunque falsato, visto che l’Arezzo ha “battagliato” per tutte le 25 partite precedenti, ottenendo 30 punti, sottratti alle avversarie… “Sì, il regolamento prevede l’acquisizione dei risultati già maturati e la sconfitta a tavolino per tutti gli altri. Però questa è già una situazione diversa, perché esiste una certezza data da regole accettate da tutti al momento di iniziare il campionato. Mentre la scelta di rinviare o meno la partita è puramente discrezionale da parte delle istituzioni. Premesso che hanno adottato questa decisione per il derby toscano, mi auguro che lo stesso accada con noi se la situazione di incertezza dovesse permanere: se non riuscissimo a vincere saremmo penalizzati rispetto a chi avrà una vittoria a tavolino. Non penso serva aggiungere altro per capire che è una situazione “ingiusta” “.
Quest’anno abbiamo assistito a troppi fallimenti societari, che idea si è fatto? “Ci sono due temi distinti da affrontare. Uno che ho molto a cuore è che non è giusto che una società si mantenga attraverso successivi aumenti di capitale. Una società deve mantenersi grazie alla parità tra ricavi e costi o, ancora meglio, grazie alla capacità di produrre utili. Non dovrebbero esserci casi in cui un imprenditore continui a immettere liquidi in una società, vuol dire che il sistema è sbagliato, che i ricavi in questa categoria sono troppo bassi. Da qui un monito per la FIGC: bisogna aumentare i ricavi anche perché diversamente sarebbe illogico andare avanti, non si può continuare a distruggere valore ogni anno”.
Il secondo? “E’ quello dei controlli, che devono essere molto più stringenti, perché almeno gli investimenti iniziali sono sempre dovuti, si devono fare in qualsiasi società. Non si può accettare che un imprenditore possa andare avanti in base a promesse che poi nella maggior parte dei casi non hanno seguito: i buchi di bilancio vanno sanati subito, l’investimento deve esserci dall’inizio. Il compito della Lega deve essere quello di vigilare sulla qualità delle società che entrano in questo mondo, quello della FIGC di riformare il sistema calcio affinché i ricavi di questa categoria siano più alti di quelli attuali”
La situazione in classifica è abbastanza rassicurante e, calendario alla mano, per l’Olbia potrebbe iniziare una scalata interessante: “In questo momento noi abbiamo ancora da giocare sei partite in casa e quattro fuori casa. Non dobbiamo accontentarci ma fare più punti possibile e dato che fin da inizio campionato siamo sempre stati nelle prime dieci posizioni, mi dispiacerebbe molto se non mantenessimo questa posizione alla fine della stagione regolare. Conosco i ragazzi, so che loro ci tengono e spero che riescano a prendere più punti possibile adesso, in modo da affrontare la volata decisiva con più spensieratezza. In questo caso potremmo veramente dare fastidio a tutti”. A partire dalla gara con l’Arezzo, che l’Olbia vorrebbe giocare per una questione di “sportività”, ma senza che ciò si trasformi in un indebito pregiudizio…