“Vicenza rimarrà per sempre dentro di me”. Con la voce tremolante e gli occhi lucidi Pablito, durante la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria dello scorso febbraio, aveva creato un momento così suggestivo e reale che certe parole ne avrebbero scalfito la spontaneità. Paolo Rossi era di Prato, ma raccontava con fierezza come in giro per il mondo “tutti pensano che io sia originario di Vicenza”. Una città che oggi lo ricorda con un tono soffocato dalla commozione.
“Non sarebbe stato Rossi se non fosse venuto a Vicenza”
“Ho ancora nella mente il giorno del suo arrivo in città su una A112 accompagnato da mamma, papà e fratello” confida Cinzia Toniolo, tifosissima del Vicenza che frequenta lo stadio dal 1976. Rossi la riconosceva perché era una delle poche donne sempre presenti al Romeo Menti in quegli anni, sia in casa che in trasferta: “Penso che Paolo Rossi non sarebbe stato Paolo Rossi se non fosse venuto qui. È cresciuto a Vicenza, una città che lo ha amato tanto”.
“Ha giocato in uno stadio piccolo, ma strapieno e accogliente. Si fermava a parlare tranquillamente con tutti, era molto disponibile. Da ragazzina, per il giornalino della scuola, ho avuto l’occasione di fargli un’intervista: era come parlare con un amico. Tutta Vicenza lo ha trattato e lo considerava un amico, non solo un idolo. Ha reso una piccola città, che ha fatto sacrifici per lui, una grande città. Per me oggi è mancato un amico, non un giocatore”.
“Quando giocò con noi in un campetto…”
“Era una persona indescrivibile” racconta invece Enrico Neri, che va allo stadio sin da piccolo e che ha conosciuto Rossi all’età di 8 anni. Attualmente è medico all’Ospedale di Santorso, in provincia di Vicenza: “L’amore che mi ha trasmesso è stato enorme. Ancora adesso, a distanza di 40 anni, non riesco a trattenere le lacrime. Avevo otto anni, andavo a scuola vicino allo stadio Menti e prima di tornare a casa mi fermavo sempre in un bar dove andavano spesso i giocatori del Vicenza”.
“Ero diventato molto amico di Rossi, mi divertivo con lui ai videogiochi. Vicino a questo piccolo bar c’era un campetto, dove una volta i bambini giocavano a calcio. Un giorno ho chiesto a Paolo se poteva giocare con noi, lui mi rispose subito di sì e, il giorno dopo, si presentò puntuale. Ha giocato con noi una mezz’ora prima di andare ad allenarsi. Era una persona buonissima e tanto umile. Non ho mai chiesto autografi o foto ai giocatori, ma con lui la foto l’ho voluta fare. Ed è l’unica che ho fatto con un calciatore”.
“Sembrava uno di noi”
Gianfranco Busolo, dai primi anni ’70 frequentatore dello stadio e fedele abbonato ancora oggi a 73 anni, racconta di essere stato il meccanico di Rossi. Si sono conosciuti di persona perché Pablito portava la macchina nell’autofficina Sabema dove lavorava Gianfranco: “Una volta, mentre sistemavo la sua auto, mi disse che il Vicenza sarebbe diventato grande. Era gentile, buono, sempre disponibile. Sembrava uno di noi. L’ho conosciuto quando doveva ancora diventare Pablito. In campo era forte, fortissimo. Faceva volare i tifosi a suon di gol. Ricordo la tripletta segnata contro il Catania al Menti (campionato di Serie B 1976/1977), trasformava in oro ogni pallone. La sua scomparsa mi addolora profondamente”.
Il saluto del Vicenza e di Vicenza
“Una parte di Vicenza se ne va con te”, scrive la Curva Sud biancorossa. “Hai fatto la storia, ed è stata una storia bellissima”.
Allo stadio Romeo Menti di Vicenza (città dove sabato, alle 10.30, si terranno i funerali) è avvenuta la commemorazione per Paolo Rossi. Il feretro è arrivato alle 12.30 a Vicenza ovest, intorno alle 12.45 invece è stato portato allo stadio Menti. Presenti anche Verza, Lelj e Briaschi, ex compagni di Pablito al Vicenza. Nella maglia c’è scritto: “Ciao Paolo per sempre con noi, 9”. Scorrendo in alto potete vedere le immagini della commemorazione.
A cura di Giada Mazzucco