Solitario, in disparte, a indicarsi la spalla. Tutto sembra, fuorché Francesco Acerbi abbia appena fatto gol – pesantissimo, il secondo consecutivo, che incanala il match del Penzo verso la capitale. Ironia surreale: per un attimo nemmeno i suoi compagni lo festeggiano. Corrono tutti verso Cataldi, autore di una traiettoria perfetta su calcio d’angolo, dove però arriva il tocco decisivo del difensore. Traiettorie del pallone, malintesi di campo. E fin qui vabbè. Appena la Lazio se ne accorge arrivano gli abbracci anche per Ace. Che però continua a limitarsi a un sorriso stiracchiato. Controllato. Perché il silenzio della curva ospite lì sopra, invece, non è affatto un caso.
160 presenze in biancoceleste, un Leone per soprannome, quel contratto appena rinnovato fino al 2025, quando gli anni saranno 37. A gettare ombre sul matrimonio a vita tra Acerbi e la Lazio è capitata però un’esultanza di troppo. Venerdì scorso contro il Genoa. Quando lui, autore del 2-0, portava il dito un po’ più su, al naso, per zittire la curva nord dell’Olimpico. Un gesto di stizza, dopo settimane di aria pesante fra spogliatoio, società e tifoseria. È il detonatore di un’autentica bufera social contro il giocatore. Che fa subito marcia indietro – “Ho sbagliato, mi sono lasciato andare all’adrenalina, non volevo mancare di rispetto a nessuno, sapete quanto tengo alla Lazio” – ma evidentemente non basta.
Gli oltre 700 sostenitori biancocelesti giunti al Penzo avevano un piano partita ben preciso: quando la palla ce l’ha Acerbi, oggi si fischia. Il boato al gol dell’1-2 è stato quasi un riflesso condizionato. Tempo una manciata di secondi ed è calato di nuovo il gelo. Anche per questo il difensore ha mantenuto il profilo più basso possibile, come se festeggiare la nuova rete fosse una colpa. Dopo le parole, ha risposto coi fatti. Dopo il gol, la protesta contro Acerbi non si è placata. Ci vorrà tempo. Intanto la sua Lazio ha giocato forse la partita più intelligente della stagione. Cinica, attenta, conservativa. Trovando gli ultimi tre punti dell’anno che sanno di ossigeno per gli uomini di Sarri. Soprattutto a livello ambientale.
Alla fine, il punto esclamativo l’ha messo Luis Alberto, facendo esplodere, lui sì, il settore ospiti. Di fatto, la gara era già finita. Ma così la copertina se l’è presa il Mago. Ace, numero 33, ha fatto di tutto per evitarla. Giusto un dito sulla spalla. Come dire: sono sempre io.