‘Qui dove un’antica vita si screzia in una dolce ansietà d’Oriente’ (Eugenio Montale). Criptiche parole di bellezza. Concetto semplice. Multiforme sì, ma facilmente intellegibile. La bellezza, d’altronde, non è un teorema, non è un assioma, non è una concezione teorica. Ci perdiamo nei meandri delle parole. Beh, non è qui che dobbiamo ricercare il senso assoluto di bellezza. La sua quintessenza risiede in un verbo, altrettanto semplice: osservare.
Come le rondini, che girano il cielo, e ogni tanto si fermano qua e là (pensiero del grande, indimenticato Lucio Dalla). Ravenna. Dove lo sguardo si sublima di una eterea serenità. Criptica Ravenna. Misteriosa, intrigante. Unica. Con quel patrimonio artistico bizantino che non si lascia scoprire. Osserveresti un mosaico ore e ore, perché? Perché ogni volta che lo guardi da una prospettiva diversa, gli assegneresti un altrettanto diverso significante. “Siamo fieri e orgogliosi della nostra storia, della nostra cultura. Viviamo una simbiosi granitica con il nostro incredibile patrimonio culturale. Ravenna è una città speciale e la squadra di calcio non può non tener presente questa peculiarità…”. Pensieri e parole di Alessandro Brunelli, presidente del Ravenna Fc (dodicesimo nel girone B di Serie C a quota 35 punti, meno tre dai playoff e con quattro vittorie all’attivo nelle ultime quattro gare).
Sorride il presidente…sorride la città! Sorride il sole, che irradia il mare sullo sfondo. Città allegra, romagnola. La gente non si ferma mai. Corre a destra, corre a sinistra. Tutti sorridono. E corrono. Ah, la Romagna! Terra generosa, solare, calorosa. Ti fa sentire subito a casa. Qui, poi, tra le bellezze di una storia inestricabile che trasuda maestosità in ogni dove: mausolei, mosaici, architetture. Osservi attonito tutt'intorno e ti chiedi, ‘ma come è possibile?’. E’ possibile. Viva la bellezza…
…Anche quella di una società che dal 2012, un tassello alla volta (l’allusione, ovviamente, non è casuale), non si è più fermata: sempre un passo in avanti… “La nostra storia (ri)parte sei anni fa dopo l’ennesimo fallimento del calcio ravennate. L’amministrazione pubblica cittadina – racconta Brunelli ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – comincia a chiamare professionisti, imprenditori e appassionati di calcio ravennati, come me, per rifondare una nuova società. I primi due anni ho assunto la carica di direttore sportivo, anche perché c’era bisogno di tutto, anche di fare le pulizie allo stadio. E poi da quattro anni a questa parte, con grande orgoglio e soddisfazione, sono il presidente del Ravenna Fc”.
Parole sincere, che si stagliano con dolcezza tra il perimetro della piazza cittadina principale. Parole, quelle del presidente Brunelli, che trasmettono una passione forte per una città, un popolo, una squadra… “Quando mi hanno chiamato, ho risposto subito presente. Non tanto per le mie precedenti esperienze calcistiche, quanto per ciò che Ravenna rappresenta per me. Siamo partiti dalla Promozione, oggi siamo in terza serie e per giunta dopo aver vinto un campionato, l’anno scorso, nel quale a quattro turni dalla fine eravamo addirittura quarti in classifica…”. La bellezza di (osservare) chi si accontenta di ciò che ha. Di chi non guarda all’altro. Sillogismi anacronistici nella sfrenata (e sfrontata) ipertrofia del mondo attuale dove siamo portati a voler sempre di più e a guardar all’altro con invidia e malignità (anche inconscia, ormai).
“E’ giusto essere ambiziosi, ma nei limiti del possibile. Noi alle spalle non abbiamo magnati. Le risorse sono le nostre, di questo gruppo di professionisti: imprenditori, avvocati, ex calciatori ravennati che hanno deciso di dare un contributo, per amore, alla propria città. Quindi non possiamo assolutamente permetterci di sperperare o di spendere più di quanto possiamo. Questo è il nostro credo, inderogabile. Come dico sempre il calcio è un’azienda, vero. Ma la differenza è che qui i fattori aleatori sono molti di più. Se spendi 10 milioni, compri i migliori giocatori della categoria…e poi la palla ti va fuori per un ciuffo d’erba?”. Ragionamento sincero, tautologico. Una tautologia sana, schietta, realistica. E poi una forma societaria davvero interessante… “Fino all’anno scorso eravamo a tutti gli effetti una società cooperativa che si reggeva (e si regge) sull’apporto di circa 450 soci, cui ciascuno contribuiva secondo le proprie possibilità a dare un piccolo (grande) aiuto alla propria città. Quest’anno, con l’ammissione ai campionati professionistici, la cooperativa l’abbiamo dovuta trasformare in Spa. Una società per azioni a capitale frazionatissimo, strutturata sull’apporto di 120 soci. E, il socio di maggioranza, è proprio una cooperativa”.
Brillano, verso sera, le onde del mare mentre il sole volge al crepuscolo e, sempre più tenue, si incunea tra le pieghe delle inconfondibili architetture orientali. Lo spettacolo del tramonto…lo spettacolo di una società che non vuole smettere di sorridere, proprio come la sua gente… “Pian piano, senza fretta. Già stiamo facendo un mezzo miracolo, speriamo di completarlo presto. Dobbiamo strutturarci e crescere, con i nostri tempi e con le nostre risorse. Mi piace pensare che il Ravenna Fc sia come un mosaico bizantino, un tassello dopo l’altro…”. E, poi, il richiamo maestoso, ineludibile a ciò che è stato, a ciò che sempre sarà: per i nostri avi, per noi e per i posteri… “Vorrei un giorno che, calcisticamente e anche sportivamente parlando, Ravenna tornasse ad essere a capo dell’Impero…”.
Cala la sera. Il caldo sorriso romagnolo lascia campo libero alle onde del mare, in lontananza. Nella bellezza di perder lo sguardo in mille pensieri. Nella bellezza di (osservare) una città che non dorme mai. Brilla. Aurea. Come i suoi mosaici: Ravenna…