Dopo 29 presenze con la maglia del Napoli, a gennaio si è trasferito all'Udinese. Un rapporto che si era già logorato nei mesi precedenti quello con la società azzurra e che si è concluso col trasferimento in bianconero. "Da quando se n’è andato Carlo Ancelotti non ho più avuto spazio. Nonostante le difficoltà che stava incontrando il club, mi hanno ceduto. Volevano che me ne andassi. Mi hanno sempre parlato molto bene dell’Udinese. Conoscevo Pereyra dai tempi della Juventus, l'ho chiamato per sapere com'era la situazione e mi ha convinto. Quando sono arrivato sono rimasto ancora più sorpreso: l'organizzazione che c'è in questo club è impressionante, è al livello di una big, per come si prendono cura dei giocatori, in pochi posti ho visto coccolare così tanto i giocatori”. Così Fernando Llorente all’emittente spagnola EFE.
Il classe '85 ha lasciato gli azzurri, ma tra i motivi del suo addio non c'è il rapporto con Gattuso: “Il nostro rapporto è stato molto buono, mi ha sempre trattato con rispetto. Ma quando è arrivato gli hanno comprato i suoi giocatori, Victor Osimhen e Andrea Petagna. Probabilmente doveva dare loro la precedenza. Inoltre, al momento del suo arrivo, io mi sono infortunato e quando sono tornato in gruppo, tutto si è fermato per tre mesi a causa della pandemia: è stato un orrore per un giocatore con le mie caratteristiche. Poi, in questa stagione, la società mi ha tolto il numero di maglia, mi ha fatto allenare a parte con Milik e Ounas".
Sugli obiettivi all'Udinese: “Vorrei restare qui, fare qualcosa di bello in questo club. All'Udinese ho trovato tutto quello che volevo. L'obiettivo principale è tornare sui miei livelli: è da tanto che non ho continuità dopo aver passato più di un anno senza scendere in campo. Volevo tornare a godermi il calcio, sto facendo dei bei miglioramenti partita dopo partita, mi sento sempre meglio, ma posso ancora migliorare molto”.
Sul suo fisico e sul suo futuro: "Spero di non fare come Buffon, altrimenti finirò per giocare con il bastone (ride, ndr). Il calcio sta cambiando, i giocatori si prendono più cura di se stessi e durano più a lungo. Non è facile, significa che ti sei preso cura di te stesso e che hai avuto fortuna con gli infortuni. Non mi pongo obiettivi, quello che vorrei è continuare a godermi il calcio, poi sarà il mio corpo a dirmi quando non potrò più continuare”.
Da questa stagione ci sono anche altri due centravanti spagnoli in Serie A: “Vedo molto bene Morata, nonostante i problemi che ha avuto di recente. Spero che continui così perché se lo merita, sono sicuro che sarà importante per il futuro della Juve. Borja Mayoral si è adattato molto bene, sta avendo continuità nella Roma, cosa non facile con Dzeko. Per me l'importante è che ti diano continuità e fiducia. È un grande attaccante e farà molto bene”.
Sulla corsa scudetto: “Vedo una bella lotta. Penso che l'Inter abbia un vantaggio considerevole e conoscendo il modo di pensare di Conte, penso che non se lo farà sfuggire. Ma non si può mai dare per morta la Juve, da anni dimostrano di essere la migliore squadra d'Italia”. In bianconero era stato allenato proprio da Conte: “Abbiamo vissuto momenti molto belli. Era il mio primo anno in un grande club come la Juventus e ho vinto i miei primi titoli. Conte per me è sempre stato molto importante, mi ha aiutato molto. All'inizio ho avuto difficoltà perché lavora molto duramente, ci si deve abituare. Ma vede il calcio molto bene, sa di cosa ha bisogno ogni giocatore in qualsiasi momento".