Musei, silenzio e un’oasi felice dove poter crescere lontano dalle pressioni. Enschede, cittadina di 170.000 anime adagiate nel cuore del Benelux, è quasi più Germania che Olanda. Si trova a più di centosessanta chilometri da Amsterdam e a soli dieci dalla Renania. Terra di confine dunque. Da qualche decennio ormai il pallone rotola anche qui, grazie al Twente, società che nel modus operandi rappresenta a pieno la città. Tanto lavoro, spesso in silenzio. Parlano i fatti.
I Tukkers - così vengono chiamati gli abitanti della regione di Twente e di conseguenza anche i giocatori della squadra biancorossa - saranno i prossimi avversari della Fiorentina di Italiano in Conference League. In palio l’accesso ai gironi. L’andata sarà il 18 agosto, il ritorno il 25. Gli olandesi hanno battuto 4-1 il Cukaricki, dopo aver vinto 1-3 all’andata in Serbia. Ora toccherà ai viola.
Per la Fiorentina, in un certo senso, sarà un ritorno al passato. Con l’allenatore del Twente infatti, c’è un precedente. Ron Jans era l’allenatore del Groningen che quindici anni fa sfidò la Fiorentina di Prandelli. Anche li si giocava per l’accesso in Europa, allora era Coppa Uefa, e la spuntarono i viola ai rigori. Una vita fa. Oggi Jans allena il Twente e si ritroverà ancora di fronte la Fiorentina in una gara che avrà per lui sapore di rivincita.
A Enschede i talenti vengono fuori con calma, senza pressioni. Sbagli? “Fa nulla, soprattutto per chi deve essere formato e ha bisogno di imparare. Farai meglio alla prossima”. Filosofia vincente. E di giocatori da qui ne sono passati. Da Arnautovic a Luuk de Jong e Bryan Ruiz. Il primo parlando dell’Olanda ha raccontato “dalla finestra vedevo solo galline”, però si divertiva tra gol, magie e qualche bravata. Tutti e tre erano in rosa nell’anno dello scudetto, nel 2009-2010. Altra epoca. Da allora sono passati dodici anni e di quella squadra è rimasto solo Wout Brama che era capitano al tempo e lo è ancora oggi. Per lui una vita al Twente, con in mezzo qualche anno allo Zwolle, uno a Utrecht e un’esperienza in Australia con i Mariners. È tornato in biancorosso quando la squadra era in B, per aiutarla nel momento del bisogno. Capitano dentro e fuori dal campo. “In passato abbiamo sempre fatto il risultato contro i grandi club, siamo pronti a dare battaglia. Vogliamo giocare in Europa”. Lui era in campo quando il suo Twente fermò al De Grolsch Veste l’Inter di Benitez. Si giocava la Champions ed era la prima partita dei nerazzurri dopo la vittoria di Madrid. Fu anche l’ultima volta di un’italiana a Enschede.
Adesso però la musica è cambiata. Il Twente è una fucina di talenti che sta tornando grande dopo la retrocessione di quattro anni fa. Nella scorsa stagione hanno sfiorato l’Europa League e adesso puntano in grande. Spensieratezza e voglia di stupire sono le parole d’ordine. Due settimane fa hanno battuto 4-1 il Bologna di Mihaijlovic in amichevole. Due gol dei terzini, Brenet e Smal, uno dell’ala destra Rots e uno di Micheal Vlap, trequartista tutto guizzi e fantasia. Ha segnato anche all’ultima contro il Cukaricki. È cresciuto ad Heerenveen, altra miniera d’oro d’Olanda, dove si cresce sereni e con una grande organizzazione alle spalle. Suo papà era tifoso del club e sognava di vederlo esordire. Missione compiuta. Anche se poi si consacrerà all’Anderlecht, per poi passare all’Arminia Bielefeld. Fino al Twente, di cui oggi è protagonista e stella. Davanti invece c’è Ricky van Wolfswinkel, attaccante giramondo che ha segnato sia in Premier che in Ligue 1 e Liga. Dal Norwich al Betis, oggi è a Enschede per ritrovare sorrisi e minuti dopo stagioni poco incisive in zona gol. Cura riuscita, visto che lo scorso anno ha punto sedici volte. Obiettivo raggiunto, felicità ritrovata. La Fiorentina è avvisata.