Trentuno anni di gloria, si chiude l’era Berlusconi: i dieci colpi che...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 13/04/2017 -

Trentuno anni di gloria, si chiude l’era Berlusconi: i dieci colpi che hanno reso grande il Milan

profile picture
profile picture

Giù il sipario, la nostalgia sale. Trentuno anni sono difficili da mettere da parte così, tutti d’un fiato. La cinepresa si spegne, la scritta ‘The End’ appare sul video. L’era Berlusconi è davvero finita. Il Milan si trasforma, il passo adesso è finalmente compiuto: la storia si fa oggi, con data 13 aprile 2017. L’adrenalina sale, l’emozione anche, come potrebbe essere altrimenti. Un percorso lungo una vita, costellato da trionfi e sorrisi, ma anche da lacrime amare e delusioni cocenti da digerire. Nel giorno in cui nasce il Milan di Yonghong Li, non si può dissipare il patrimonio storico e internazionale costruito da Silvio Berlusconi, esteta di un calcio offensivo elevato alla massima potenza grazie a campioni del calibro di Donadoni, Gullit, Van Basten, Boban che lui stesso si è regalato dal 1986. Per celebrare questo giorno storico, abbiamo voluto ripercorrere i dieci colpi più importanti firmati Silvio Berlusconi, operazioni che hanno reso grande un Milan che, da adesso in poi, non sarà più la stesso.

ROBERTO DONADONI – Primo della lista, antipasto di un’epopea che definire vincente sarebbe riduttivo. Donadoni è il primo giocatore voluto e tesserato personalmente da Berlusconi, diventato in quel 1986 presidente del Milan. Il nuovo numero uno rossonero stravede per quel ventitreenne centrocampista dell’Atalanta già promesso sposo della Juventus, così prova il tutto per tutto per tesserarlo. A cena con il presidente nerazzurro Achille Bortolotti si mette nero su bianco, Donadoni diventa un giocatore del Milan e, prima con Sacchi e poi con Capello, vince in dieci anni diciassette trofei nazionali e internazionali.

RUUD GULLIT – Stadio Camp Nou, Barcellona e PSV si sfidano con in palio il Trofeo Gamper. Berlusconi è in tribuna e, tra gli olandesi, nota un diavolo con le treccine. “Adriano, quello è l’attaccante che fa per noi”, sussurra Berlusconi a Galliani. Detto, fatto. Di lì a poco Ruud Gullit sbarca a Milano, vincendo il Pallone d’Oro nel 1987 al termine di una stagione straordinaria. Il “tulipano nero” diventa presto l’icona del Milan e di quell’Italia che Berlusconi sta cercando di cambiare.

MARCO VAN BASTEN – Eleganza, classe, potenza e… gol! Tutto le qualità che si potrebbero desiderare concentrate in un unico calciatore che all’anagrafe fa ‘Marco Van Basten’. Berlusconi se ne innamora guardandolo in videocassetta, dove il Cigno di Utrecht danza con la maglia dell’Ajax tra gli sbigottiti difensori del Liverpool. Il presidente non perde tempo, il volo da Amsterdam a Milano è già prenotato, Van Basten si veste di rossonero. Quattro scudetti, quattro supercoppe italiane, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe UEFA, due coppe intercontinentali e una caviglia che lo costringe ad un prematuro e doloroso addio al calcio nel 1993.

ZVONIMIR BOBAN – Segni particolari? Visione di gioco. Messa inizialmente al servizio del… Bari. Arrivato dalla Dinamo Zagabria con il ruolo di talento da svezzare, Berlusconi deve inizialmente rinunciare al centrocampista croato perché a quei tempi gli stranieri in rosa potevano essere soltanto tre. Un anno in Puglia per adattarsi al calcio italiano e nove stagioni per prendersi il Milan, Boban impone la sua leadership in una squadra che vince una Coppa dei Campioni e quattro scudetti (l’ultimo, nel 1999, con il numero 10 protagonista assoluto dietro le due punte Bierhoff e Weah).

DEJAN SAVICEVIC – Tv, poltrona e calcio. Il miglior modo per scovare in giro per il mondo i talenti più brillanti del panorama calcistico. Osservatori? Nemmeno a parlarne, Berlusconi ama scegliere lui i suoi campioni. Nel 1991 si gioca Stella Rossa-Manchester United, in campo brilla un… Genio, uscito per l’occasione dalla sua lampada per illuminare quella notte. Si chiama Dejan Savicevic e gioca la gara più bella della sua carriera. L’anno dopo Berlusconi lo veste di rossonero, ‘strappando’ idealmente un fotomontaggio del Genio con la maglia della Juve: “Il bianconero non gli si addice”. Lo sbarco a Milano è ormai certo, Savicevic segna 34 gol; il più bello ad Atene, nella notte della quinta Coppa dei Campioni.

FILIPPO INZAGHI – “Mi chiedo come tu, Pippo, possa segnare tanti gol e contemporaneamente dedicare tante energie alle donne”. Quel Pippo, di cognome fa Inzaghi, ed è da poco arrivato al Milan dalla Juventus per 70 miliardi di lire. Un amore a prima vista quello tra il numero nove rossonero e Berlusconi, elevato alla sua massima potenza nella notte di Atene, dove la doppietta di SuperPippo consegna al Milan la sua settima Champions League.

KAKA’ – Leonardo indica, Berlusconi esegue. “C’è un ragazzino formidabile che farà le nostre fortune”, il presidente si lascia convincere e mette mano al portafoglio. Progressione devastante, tecnica sopraffina e faccia da bambino educato. Tutte caratteristiche di Ricardo Izecson Dos Santos Leite, giocatore capace di far innamorare San Siro con un semplice tocco di palla, rendendo semplice anche il gesto più difficile.

RIVALDO – Ogni promessa è debito e Berlusconi è un tipo che ama mantenerle. Corre l’anno 2000 e Rivaldo fa il fenomeno a San Siro, stendendo il Milan con una tripletta. Il presidente scende negli spogliatoi e chiama da parte il brasiliano, promettendogli di vestirlo di rossonero. Dopo il mondiale in Corea e Giappone il desiderio di entrambi si realizza, portando a compimento un’operazione che fa il botto anche dal punto di vista del marketing. Nell’anno in cui Rivaldo rimane a Milano vince Champions, Coppa Italia e Supercoppa UEFA, segnando cinque gol.

RONALDINHO – Da un Pallone d’Oro all’altro, nel 2008 è tempo di accogliere a Milano l’arrivo dell’ennesimo campione voluto da Berlusconi, che realizza forse l’ultimo grande colpo della sua presidenza. San Siro si riempie a festa: giri di campo, fuochi d’artificio, ballerine di samba e occhi lucidi. “Il più grande giocatore in assoluto che il Milan abbia mai avuto” commenta Berlusconi, stropicciandosi gli occhi davanti a tanta classe e allegria. L’esperienza di Ronaldinho dura poco a Milano, giusto il tempo però di stringere un forte legame con il presidente: “Berlusconi è stato un padre per me”.

ZLATAN IBRAHIMOVIC – Sempre il Barcellona come interlocutore, ancora un campione da aggiungere alla propria infinita collezione. Berlusconi non vuole sentire ragioni e, nonostante il passato all’Inter e al Milan, porta a Milano Zlatan Ibrahimovic, garanzia di successi e trionfi. Pronti, via e arriva subito lo scudetto a cui si aggiunge anche la Supercoppa Italiana vinta a Pechino. L’anno successivo vince il titolo di capocannoniere ma non riesce a bissare il titolo, cedendo lo scettro alla Juventus.

Trentuno rintocchi segnano la fine dell’era Berlusconi, il sipario si abbassa, le luci si spengono. Da oggi sarà un altro Milan. Finiscono così 31 anni entrati di diritto nella storia.



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!