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“Tranquillo, al massimo ti strappi”. Burrai, dalla A con il Cagliari al sogno B con il Pordenone

Zeman, Allegri, Giampaolo, i grandi “maestri” nella carriera di Salvatore Burrai non sono certo mancati. Il sogno di una vita, quello di giocare in serie A con la squadra del cuore lo realizzò nel 2007, il regalo di compleanno più bello della sua vita. Poi tanta sfortuna. Talento precoce, Burrai ad inizio carriera ha subito due gravi incidenti al ginocchio che gli hanno impedito di spiccare il volo. A 16 anni guidava la banda azzurra formata anche da Claudio Marchisio, Giuseppe Rossi, Sebastian Giovinco, alla vittoria in Spagna: suo il gol partita. Nel 2010 lanciava in rete un certo Insigne e un certo Sau. Adesso è ripartito da Pordenone, a caccia di una nuova impresa, una storica promozione in serie B:

Salvatore, è la tua miglior stagione di sempre? “Sì, anche i numeri dicono che sto vivendo una delle migliori annate della mia carriera. Quest’anno ho fatto anche il record di marcature, tre, sto esprimendo al massimo il mio potenziale. Merito anche di questa splendida realtà, a Pordenone mi trovo molto bene. Dopo aver rescisso il contratto con il Siena sapevo di arrivare in un ambiente positivo e ben organizzato, mi sono fidato del mio procuratore e ora non posso che ringraziarlo”. Il sogno B è più che mai vivo: “La promozione diretta purtroppo è andata, difficile riprendere il Venezia. Peccato per il pareggio con il Modena, ma non ci ridimensiona. Noi vogliamo fare più punti possibile per piazzarci bene ai play-off e poi lì ce la giochiamo”. Ieri contro il Padova ha segnato al 24′ il rigore dell’1-0 che ha regalato al Pordenone tre punti decisivi in proiezione Serie B, avendo staccato proprio il Padova al quarto posto in classifica. Adesso il Parma è solamente ad una lunghezza. Il sogno continua.

Come ti sei appassionato a questo sport? “Ho iniziato nella squadra del mio paese, la Fanum Orosei. Dopo aver rotto l’ennesimo quadro in casa i miei genitori decisero che era arrivato il momento (ride). Poi sono passato alla Puri e Forti di Nuoro, che tra l’altro è anche l’ex squadra di Salvatore Sirigu. Un giorno, un po’ a sorpresa, è arrivata la chiamata del Cagliari. All’inizio non fu facile, dopo il primo mese ero disperato per la mancanza di casa, della mia famiglia, dei miei amici e volevo andarmene. Poi sono riuscito ad ambientarmi e non volevo più tornare neanche per le vacanze.Purtroppo ho avuto due bruttissimi infortuni che hanno un po’ limitato la mia carriera”.

Carriera sfortunata: “La mia prima esperienza importante l’ho avuta a Manfredonia, dove iniziò la lunga serie di prestiti. In molte avventure iniziali mi ha accompagnatoPattolino, MarcoSau: siamo cresciuti assieme. Quando rientrai ebbi la fortuna di passare sei mesi con Massimiliano Allegri: con lui ho imparato tanto. Gli allenamenti erano divertenti ma allo stesso tempo intensi e di altissima qualità. Purtroppo non mi diede tante opportunità per mettermi in mostra, ma quando a gennaio andai via mi disse che mi aspettava per l’anno dopo: l’estate firmò per il Milan. Il mio rapporto con il Cagliari si è concluso nel 2012 e da svincolato firmai per il Latina, una delle esperienze più belle”

Poi cosa è successo? “Tanta sfortuna nelle scelte successive. A Modena mi infortunai subito, ma feci un’ottima seconda parte di stagione giocando anche i play-off per la promozione in serie A da protagonista. A Monza la società è fallita. Per fortuna a Siena ho avuto la possibilità di rilanciarmi ed eccomi qui a Pordenone”. Ricordi il periodo azzurro? “Bellissimo, veramente. Mi sono confrontato con giocatori e squadre di altissimo livello e avevo compagni fortissimi, sono arrivati quasi tutti in serie A: Giovinco, Marchisio, De Ceglie, Rossi… Tanti di loro giocano o hanno giocato in Nazionale. Era una rosa fortissima e ancora oggi il calcio italiano ne raccoglie i frutti”.

Se ti dico 27 maggio 2017 cosa ti viene in mente? Risata: “Indimenticabile, l’esordio ad Ascoli grazie a Marco Giampaolo: la mia prima in serie A. Era il coronamento di un sogno. Poi con la squadra del mio cuore:era quello che chiedevo alla mia carriera”. Nel 2010 la parentesi a Foggia, con Zeman: “E’ stata importantissima, una piazza che merita ben altra categoria. Come allenatore trovai Zdenek Zeman, che mi insegnò tantissimo: insieme a Giampaolo e Allegri è uno degli allenatori che mi ha dato di più. Un giorno andai al campo ed ero molto affaticato. Gli dissi che non ce la facevo, che rischiavo problemi seri e lui rispose: ‘tranquillo, al massimo ti strappi’. Mi allenai ugualmente e a fine allenamento si avvicinò: ‘hai visto che non ti sei fatto niente?’ “.

A Foggia c’erano anche Sau e Insigne: “Stanno facendo una carriera di altissimo livello ma si vedeva già in partenza: meritano tutto ciò che stanno ottenendo. Eravamo un bellissimo gruppo, molto affiatato e anche se non raggiungemmo l’obiettivo sperato, la promozione, penso che anche quell’anno lì a Foggia si siano divertiti tantissimo”. Latina tappa speciale: “Sì, insieme a Modena. Al primo anno una salvezza insperata, al secondo Coppa Italia e promozione in B: la città è impazzita. L’affetto dei tifosi del Latina è speciale e ancora oggi me lo dimostrano. Rimarrà sempre un ricordo stupendo: è la piazza alla quale sono più legato in assoluto”. Che rapporto è rimasto con il Cagliari? “Adesso è cambiata la società, le persone, i giocatori: un po’ tutto. Comunque sì, rispetto a tanti altri giocatori del settore giovanile al quale è stata data la possibilità di crescere in prima squadra, io ho avuto meno possibilità. Non ho nulla da rimproverarmi e non porto rancore”.

Una breve parentesi interista: “Sì, da piccolo tifavo Inter perché era la squadra preferita dai miei amici e quindi era una passione un po’ acquisita. Colpa anche di Ronaldo, il mio idolo, anche se abbiamo ruoli totalmente differenti. Nel mio ruolo, invece, Pirlo è il mio preferito”. Hai tanti tatuaggi, ce n’è uno speciale? “Il tatuaggio più importante lo porto nel petto, vicino al cuore. E’ quello dedicato a mio padre, che purtroppo non c’è più. Lo feci a Manfredonia“. Hobby? “Ho l’hobby della pesca, in famiglia abbiamo dei negozi specializzati. Quando ho la possibilità, prendo la barca e via…“. Maglia da incorniciare? “Senza dubbio quella del giorno dell’esordio in serie A, l’obiettivo più importante centrato. Ma non butterei via quelle del Latina e del Modena, oltre a quella del Pordenone, naturalmente”.

Sogni e obiettivi? “Il sogno è di arrivare più in alto possibile, magari di nuovo in serie A. Nell’immediato l’obiettivo è portare il Pordenone in B, poi vedremo cosa mi riserverà il futuro”. Ieri, intanto, contro il Padova ha segnato al 24′ il rigore dell’1-0 che ha regalato al Pordenone tre punti importantissimi. E adesso il Parma è solamente ad una lunghezza. Il sogno continua.