Un cerchio che si chiude, una strada che si apre. Mergim, di strade, ne ha conosciute parecchie. Il suo nome in kosovaro vuol dire “esilio”. Un concetto che ha vissuto sulla sua pelle (qui la sua storia). Ma Vojvoda, quando era arrivato in Italia, aveva usato subito un’altra parola: “Destino”. Non si aspettava una stagione così, pur conoscendo tutte le difficoltà. Si è scoperto forse risolutore di una stagione per molti versi maledetta.
Maledetta, come quella del Parma, che con l’1-0 al “Grande Torino” saluta con poche lacrime e molta rabbia la Serie A ma programma già il futuro. Maledetta, come quella di un Toro che voleva cancellare le scorie del campionato precedente, senza riuscirci. In un anno e mezzo, tutte le partite contro il Parma sono state decisive o simboliche, per motivi diversi.
Torino-Parma in tre simboli
20 giugno 2020: la primissima riapertura della Serie A post covid, con Moreno Longo in panchina, era passata proprio da Torino. Un punto utile per la salvezza e la curiosità di sapere “come sarebbe andata” (i numeri particolari). La seconda, in Emilia, era costata lo scorso gennaio la panchina a Liverani e sembrava aver fatto cambiare il corso di quella di Giampaolo (3-0 convincente, ma a posteriori un fuoco di paglia). La terza, adesso, con un Vojvoda decisivo che non ti aspetti.
È il diciassettesimo giocatore a segnare tra i granata (come l’Udinese), lo fa in una giornata che ha un simbolo, appunto, tutto particolare. Perché il 4 maggio è il giorno di Superga, e non potrà essere celebrato come sempre. Nemmeno come lo scorso anno. Domenica, al Filadelfia, i tifosi si sono ritrovati per incoraggiare la squadra e ricordare, in maniera un po’ anomala, i caduti del Grande Torino. Allo stadio, uno striscione e dei paramenti hanno colorato la curva Primavera. Non è la stessa cosa, ma si prova a salutarli così.
E c’è molto di granata nel gol di Mergim, finito ai margini per l’esplosione di Singo e ripescato da Nicola in queste ultime settimane. Deve solo appoggiare in rete un assist letteralmente conquistato da Ansaldi, che a terra non cade proprio mai. Passaggio di palla e di testimone: l’esperto giocatore a quello giovane, che ha scelto Torino per continuare il suo sogno. Destino, sì: Vojvoda se lo sta costruendo. È un viaggio. L’ha cominciato davvero.