"Sulla questione legata alla mia generosità in campo a volte ho discusso con alcuni giornalisti perché la ponevano come un diminutivo. E poi gli dicevo: 'Se si è solo generosi nella vita e nel calcio non si ottengono i risultati che ho ottenuto io'". Generoso di corsa, di sacrificio in campo. Ciccio Graziani specifica, ripercorre la sua carriera, ricca di aneddoti, storie, incontri.
Otto stagioni con il Torino, con cui esordì in Serie A, e se pensa ai granata del presente, il paragone viene facile: "Belotti? E' più Graziani che Pulici. Si spende molto per i compagni, torna indietro, rincorre gli avversari - ha spiegato a Calciomercato L'Originale -. Il suo partner ideale? Ho sempre rimproverato un po' Mazzarri perché se ho Zaza e Belotti non vedo perché debba giocare uno e l'altro no".
Il tempo come un elastico, per ritornare indietro agli anni '70, al 1975 in particolare quando sulla panchina del suo Torino arrivò Gigi Radice: "Fuori dal campo era amabilissimo, potevi parlare di qualsiasi cosa con lui. Sapeva ascoltare. In campo invece era molto esigente, negli allenamenti in particolare".
Nel 1976 lo scudetto con il Toro dei 'Gemelli del Gol'. Graziani e Pulici. "Rivalità sì, gelosia no. Ma non c'è mai stato egoismo. Le nostre prestazioni devono servire a noi stessi ma sempre in funzione della squadra". Quel Torino che è stato una pagina fondamentale della sua carriera dal 1973: "Sono arrivato con il Porsche e quando Aldo Agroppi lo vide mi disse: 'Questa macchina la devi riportare indietro'. Da li è iniziata una querelle con Aldo che però alla fine mi ha fatto capire che al mio primo anno in A non potevo presentarmi con quella macchina. La riportai alla concessionaria e mi fece prendere una Cinquecento".