Franco non ha nemmeno 21 anni, eppure la sua carriera è già piena di storie da poter raccontare. Basterebbe parlare di tutta la trafila nel settore giovanile della Juventus per tirare fuori insegnamenti, aneddoti e ricordi che porta dietro con sé. Ma Tongya non ama pensare a ciò che è stato. La sua testa è rivolta solo al futuro.
Gli anni alla Juve e l’addio all’Italia
Ma mettiamo ordine e partiamo dall’inizio. La carriera di Franco parte dalla sua Torino, in maglia Juve. “Alla Juventus ci hanno sempre insegnato ad essere educati e andare bene a scuola. Dovevamo sempre dire ‘buongiorno’ a tutte le persone, per loro è la prima cosa. Ho passato 11 anni lì, a livello calcistico mi hanno cresciuto loro” racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Tongya - esterno offensivo italiano classe 2002 - entra nel settore giovanile della Juve nel 2009, a soli 7 anni. Si fa grande con quei colori addosso, condividendo il percorso anche con Fagioli e Miretti: “Sono miei amici stretti. Ho iniziato a giocare con ‘Fagio’ da quando avevo 10 anni, siamo cresciuti insieme. Anche con ‘Chico’ Miretti ho un bellissimo rapporto. Li sento ancora oggi”.
Di momenti indelebili ce ne sono parecchi. Ma se Tongya dovesse sceglierne due avrebbe le idee chiare. Da una parte la vittoria dello Scudetto Under 15 nel 2017, dall’altra il primo allenamento tra i grandi: “C’erano Ronaldo, Chiellini, Buffon, Dybala. Era una Juve devastante. Prima esperienza bellissima, loro trattano benissimo i giovani. Al tempo c’era Sarri, era fine stagione. Cristiano è impressionante, ma Dybala mi ha stupito più di tutti. È una roba senza senso, fortissimo. Con lui non potevi mai sbagliare in partitella, faceva gol sempre”.
Tra i tanti ricordi, c’è anche quello di Mino Raiola: “Mino era diventato il mio agente 3 anni fa. Mi sono trovato subito bene con lui, parlavamo chiaramente senza nascondere nulla. Mi ha aiutato tanto a migliorarmi. È stato importante per la mia crescita. È andato via e fa male”.
Dopo 12 anni in bianconero, nel 2021 Tongya prende l’aereo che lo porta a Marsiglia, in maglia Olympique: “I primi mesi ho dovuto ambientarmi, ma è stata una scelta voluta da me, il mio agente e i miei genitori. Era qualcosa che volevo. L’impatto è stato difficile, mi aspettavo di giocare subito. Mi aveva voluto Villas Boas ma poi è andato via. È stato un po’ complicato a Marsiglia”.
Nei mesi in Francia, arriva anche la gioia ‘azzurra’ per Tongya. A maggio 2022 Mancini lo chiama per uno stage con la Nazionale, un sogno che si realizza: “Credo sia la cosa che sognino tutti. Poi essere valutati da lui è stupendo”.
La sfida in maglia Odense, la ‘vita social’ e il supporto di "You First"
Lo avevamo detto. Franco ha vissuto esperienze davvero importanti. Basti pensare al suo presente in Danimarca: perché dopo un anno e mezzo all’OM, la scorsa estate Tongya ha scelto l’Odense. Una decisione presa insieme agli attuali agenti di "You First": “Potevo andare in Serie B in Italia, avevo un po’ di offerte. Ma ho deciso di giocare in una massima serie all’estero: qua danno tanta fiducia ai giovani, ti lasciano spazio per esprimerti anche se sbagli. Credo sia stata la scelta migliore, mi sto trovando molto bene. Il livello è importante, escono tanti talenti da qua”.
Il clima e la lontananza da casa non aiuta, eppure Odense sembra essere entrata nel suo cuore: “Le persone sono stupende, colmano un po’ il freddo che c’è. Vivono il calcio come noi in Italia, lo stadio è sempre pieno”.
Ma la sua vita va oltre il calcio. Tongya sta provando a scavalcare il muro dei social, raccontando le sue passioni e la sua vita su TikTok: alcuni video sulle sue giocate, altri sulla sua giornata fuori dal campo e sugli outfit che ama indossare. Il tutto con ben 162mila follower: “Penso che ci siano pochi calciatori che si mostrino al 100%, noi giovani nascondiamo tante cose che invece potremmo far vedere. Da piccolo non avevo una figura da ammirare: voglio essere un’immagine per tanti bambini che adesso mi vedono”.
Avevamo parlato di futuro. Tongya non vuole guardarsi indietro. 21 anni da compiere e tanta strada ancora da percorrere: “Voglio far bene col club e arrivare più in alto possibile. Ritorno in Italia? Non si sa mai. E poi voglio continuare a vestire la maglia della Nazionale”.
Ma c’è altro. Un altro sogno nel cassetto che non riguarda il calcio: “Vorrei diventare quell’immagine nera che in Italia manca”. Determinazione, fame e idee chiare in testa. Poi al resto penseranno il tempo e il destino.