“Se cerchi “Tiago Pinto Benfica” su Google fatichi a trovarlo”. L’intervista esclusiva di Gianlucadimarzio.com all'ormai Direttore Generale del Benfica esordiva così. Sono passati tre mesi esatti dal giorno di quella pubblicazione. Le ricerche ora saranno un po’ diverse.
Perché da oggi, Tiago Pinto sbarca in Italia: porta una filosofia di calcio che gli ha permesso, giovanissimo, di diventare uno dei più importanti dirigenti d’Europa. Ad accoglierlo è la Roma, che colma così il vuoto dopo diversi mesi, provando a impostare un progetto di lunga durata. Le ambizioni non gli mancano, le basi e i contatti nemmeno: a 36 anni non è facile riuscire a imporsi, eppure lui, in due stagioni, è diventato tra i principali artefici della “Reconquista”, quello scudetto che il Benfica ha conquistato nel 2019, grazie all’ottimo lavoro portato in tandem con un “italiano” come Rui Costa (“È importante per il Benfica, ma specialmente per me”, aveva detto).
In Italia, Pinto parlerà comunque portoghese, all’interno di una società americana ma anche molto lusitana: c’è Fonseca, con cui dovrà lavorare a stretto contatto per permettere ai giallorossi di risalire. Nuova proprietà, nuovo progetto: non parla tanto, ma sa come far gestire le cose. Il suo mondo ora è il calcio: prima si era occupato, sempre nel Benfica, di hockey, pallavolo, futsal e basket, vincendo più o meno ovunque.
La filosofia
Il suo obiettivo è quello di far crescere talenti. Non per modo di dire. Con orgoglio elencava i giocatori che il Portogallo aveva esportato, quelli che il Benfica stava lanciando (e da seguire c’è Darwin Nunez: 21 anni uruguaiano, attaccante di belle speranze). Ma sapeva anche capire la differenza tra un mondo come quello portoghese e uno italiano: “Il vostro modo di intendere il calciomercato è molto diverso dal nostro” spiegava. “Anche in un momento di crisi, dopo essere stato il campionato più importante del mondo, avete saputo costruire delle grandissime squadre. Vale per la Juventus attuale ma anche per l’Inter, per dire. Il calcio italiano resta un modello per noi”.
Un modello da imparare, ma qualcosa anche da importare. "Sono lieto e onorato di entrare a far parte della Roma in un momento così entusiasmante per lo sviluppo del Club” ha dichiarato nel giorno della sua ufficialità. “Lasciare il Benfica è stata una decisione molto difficile, visto quello che abbiamo raggiunto insieme negli ultimi otto anni, ma entrare a far parte di una Roma in fase di rilancio grazie al dinamismo della nuova proprietà è un'opportunità professionale che non potevo rifiutare. Sarò eternamente grato al Benfica per la fiducia e il sostegno e anche a Dan e Ryan Friedkin per avermi dato questa opportunità alla Roma per continuare a crescere nello sport che amo". Uno sport che ha imparato a conoscere anno dopo anno, stagione dopo stagione. Per lui, l’età non conta. La grande prova è arrivata.