Squilla il telefono di Gino Corioni, ipresidente del Brescia. «Tutto ok pres, è nostro!» Il riferimento è a Igli Tare, oggi ds della Lazio ma all’epoca attaccante del Kaiserslautern. «Abbiamo firmato i documenti e mi hanno dato anche il certificato per il braccio» gli comunica fin troppo seriamente Nani, il suo dirigente in missione. L’altra parte della cornetta casca dalle nuvole. «Quale braccio? Come? Che significa? Spiegami.»
Nani non usa mezzi termini e va dritto. «Pres... il ragazzo ha un braccio di legno ma lei non si preoccupi! È tutto sotto controllo! Può giocare! Prima di entrare in campo glielo smontano e si risolve.» Corioni, nel bel mezzo di una giunta comunale, sfiora l’infarto. «Porca miseria! Mi hanno truffato! Straccia tutto! Non posso portare a Brescia uno col braccio di legno!!» E ancora. «Che figura ci faccio con Mazzone?» Il ds insiste. «Presidente, non posso, purtroppo ha già firmato.»
E lo scherzo, bello, non dura poco, perché c’è una seconda parte che si consuma a Brescia, quando Tare arriva per le visite mediche. Prima dei soliti test di rito bisogna incontrare Corioni nella hall dell’Hotel Touring. «Igli, ascolta, fammi una cortesia» dice il ds all’albanese. Lui, ignaro di tutto, non capisce ma collabora. «Tira indietro il braccio e lascia che la giacca ti penzoli un po’.» Detto fatto. In lontananza sbuca il presidente che gira attorno all’attaccante con fare diffidente e lo scruta con attenzione per qualche secondo. Poi sorride beffardo. «Mi volevate fregare, eh?.»
Questo episodio e tanti altri di mercato in Grand Hotel Calciomercato.