STENDARDO 2.0
Stendardo sorride e ricorda, beve un succo al bar tutto d’un fiato e si racconta su Gianlucadimarzio.com, in una chiacchierata dove il “calciatore” quasi non si vede, emerge l’uomo. Una semplice frase scaccia ogni stereotipo: “Sì, mi sono laureato in giurisprudenza, ma secondo me non ho fatto nulla di speciale, anzi. Ho fatto quello che fanno moltissimi giovani come me”. 30 e lode in umilità. Stendardo ci crede davvero, lo dicono gli occhi e il modo in cui spiega le cose. La sua visione del calcio e dello sportivo, che ora vorrebbe assistere. Vent’anni da difensore in Serie A, ora un presente da avvocato attento: docente in diritto sportivo alla Luiss Guido Carli, università di Roma, dove tra un manuale e l’altro ha trovato anche il tempo di tornare a giocare.
Domenica ha esordito con la Luiss in Promozione, giocando titolare per circa 70 minuti. Numero sei sulle spalle, vittoria per 2-1 e primo posto in classifica (32 punti). Come ai vecchi tempi, anche se gli anni sono 37: “Il campo mi è mancato, ho accolto questa sfida con umiltà e sono orgoglioso, ringrazio l’università. Persone come Leo Cisotta e Lorenzo Pillot, il presidente Luigi Abete e Paolo Del Bene (responsabile dell’area sportiva della Luiss ndr)”.
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Spazio alla nuova (vecchia) vita, anche se adesso ha una cattedra tutta sua: “Voglio essere un esempio per i giovani. Lo studio è una certezza, lo sport è un qualcosa che educa, con dei valori precisi. Per me il calcio non è mai stato un’ossessione, ho sempre cercato di studiare e portare avanti il mio sogno”. Diventato realtà: “Conciliando studio e sport ho imparato superare momenti difficili, sviluppando la resilienza”. Parola chiave nella vita di Stendardo: “Non è semplice giocare in A e studiare diritto privato, ho trovato la forza e le motivazioni”. Vincenti.