“Oggi rivali, ma quanti 6,5 al Fanta. Missiroli in nazionale”. Uno stendardo che definisce l’essenza di Simone Missiroli: magari poco appariscente, ma di sicuro prezioso. E anche con uno spiccato senso dell’umorismo, perché il centrocampista all’epoca al Sassuolo i creatori di quello striscione li ha voluto incontrare per davvero: “Erano tifosi dell’Inter, mica del Sassuolo – ricorda Missiroli alla Gazzetta dello Sport - Vinciamo nel finale e la sera stessa chiedo ad un mio amico se riesce per caso a rintracciarmi quei due ragazzi. Passa qualche giorno e li trova. Ci siamo messi in contatto, incontrati e ho regalato loro una maglia a testa. Troppo bella quella scritta”.
Idolo dei fantacalcisti, e da quest’anno si è messo anche in proprio: “Mi sono messo anch’io a giocare a Fantacalcio. Con Schiattarella e Floccari. Se mi sono preso? No, no...”. Eppure ora ha la maturità giusta per continuare ad essere un centrocampista di sicuro affidamento. A differenza dei primi anni in Serie A: “Non ero pronto: infatti ero più un subentrante che un titolare. Il punto di svolta? Il secondo anno al Sassuolo, tutto merito del mio secondo papà Eusebio. Di Francesco, sì. Mi ha insegnato aspetti calcistici preziosissimi. Il primo anno mi metteva sempre in panchina, fuori, giocavo poco. Una, due, tre volte, così alla quarta mi è scattato qualcosa dentro”.
E sabato con la sua Spal Missiroli incocerà proprio la Roma di Di Francesco: “In un’intervista ha detto che ero il Pogba del Sassuolo. Non le dico cosa è successo quando quel giorno sono arrivato all’allenamento. “Ciao Paul” mi dicevano. All’inizio non capivo, dopo sì eccome... La sfida con DIFra? L’anno scorso gli ho anche segnato un gol. All’Olimpico. Roma-Sassuolo 1-1. A fine gara vado da lui e gli dico: ‘mister era scritto così’. E lui: “Missile, sei una m...”.