Manca davvero poco alla 32º edizione della Coppa d'Africa 2019, in programma dal 21 giugno al 19 luglio in Egitto, col fischio d’inizio previsto questo oggi nella partita di apertura tra il paese ospitante e lo Zimbabwe.
Ma se siamo abituati a squadre che si identificano con i colori della bandiera, come la Roja, l'Albiceleste o Celeste, è bene precisare che quelle africane usano ben altro.
Africa, sinonimo di colori, profumi, fiumi, laghi, foreste, savane e tanti, tanti animali… così tanti da ispirare le squadre nazionali presenti nel continente africano.
Non a caso, tra le 24 squadre che parteciperanno a CAN 2019, solo otto di loro non hanno un soprannome che fa riferimento a un animale, come i “faraoni” dell’Egitto, o i “coraggiosi guerrieri” del Namibia e le “stelle nere” del Ghana.
Nomi simbolici legati al mondo della natura, ma al tempo stesso, rappresentazioni di ciascun territorio: se per esempio all’Algeria è stata identificata la volpe, animale della famiglia dei canidi diffusa e protetta dalla legge del paese, altre squadre hanno deciso di collegarsi al significato emblematico del loro stesso territorio. Basti pensare all'elefante, simbolo della Costa d'Avorio e della Guinea, e al leopardo della Repubblica Democratica del Congo, presente anche sullo stemma dello stato, mentre la Guinea-Bissau è caratterizzata dal suo cane selvatico africano.
L'aquila è invece onorata sullo stemma della Nigeria, da qui il soprannome di "Grande aquila" dato a John Obi Mikel, il centrocampista nigeriano che aiutò la Nazionale nigeriana a vincere la Coppa D’Africa 2013. Dall’aquila della Nigeria, è possibile distinguere l’avvoltoio sullo stemma del Mali, i cui giocatori sono comunque soprannominati "aquile", senza dimenticare lo "zebù" del Madagascar o i "leoni" del Senegal.
"In Europa, le squadre nazionali di calcio sono nate in un momento in cui i paesi stavano sviluppando la propria identità e unità nazionale, motivo per cui i colori sono così importanti mentre in Africa è più un simbolo della natura che detta selezioni di soprannomi", ha spiegato nel 2010 alla Fifa il sociologo e ricercatore francese Patrick Mignon.
Una spiegazione che chiarisce anche il perché delle molte squadre che hanno deciso di essere paragonate al leone, considerato "il re degli animali", così da ispirare potere e al tempo stesso timore.
Ed è proprio per questo motivo che alcune tentano di cambiare anche il proprio nome. E’ il caso del Benin, Paese dell'Africa occidentale, alla ricerca di un nuovo simbolo: nell'ottobre 2018, infatti, la federazione beninese ha annunciato l'intenzione di cambiare il nome della sua squadra, i cui giocatori vengono soprannominati "scoiattoli" dagli anni '60, probabilmente per identificare una piccola nazione che mirava a scalare le montagne.
Una mossa simile, fatta nel 2008, si era rivelata fallita e così, il Benin ha deciso di riprovarci lanciando un sondaggio online per consentire al mondo del web di presentare le proprie idee. Qualcosa di più evocativo e rispettabile è ben accetto, ma per il momento, nessun nuovo soprannome è stato adottato.
Nell’attesa si è già pronti per la Coppa d'Africa 2019: la battaglia che si svolgerà sul campo vedrà contro elefanti, aquile, leoni, leopardi e… anche scoiattoli. Ma con la palla tra i piedi, chi riuscirà a sopravvivere?