Nolberto Solano in campo danzava con il pallone, ed era un artista anche fuori. “La musica mi è sempre piaciuta. Amavo il sax da piccolo ma la situazione a casa era difficile, non potevamo permettercelo”, ci racconta ai nostri microfoni. Alle superiori inizia a suonare la trompeta, “la tromba come la chiamate in Italia [ride, ndr]. Poi avevo ripreso quando giocavo a Newcastle. Suonavo la salsa, era la mia distrazione dal calcio”. Newcastle non è mai stata famosa per l’ambiente ridente, la classica città commerciale del nord-est inglese. Immaginate passare per le vie e sentire uscire dalle finestre la melodia portoricana della tromba. La mancanza del sole si sentiva, ma per un periodo è stato costante, anche grazie a Nolberto Solano.
Newcastle, il caso Tonali
Oltre 300 presenze con i Geordies per l’esterno peruviano. “A Newcastle non c’è molto da fare: bere birra e guardare la squadra nel fine settimana. Qui però tutti sono felici, si respira calcio”. Anche dopo il ritiro ha deciso di rimanere ad abitare lì: “La felicità che hanno la vedo ogni giorno”.
In città è rimasto ed è uno dei primi tifosi della squadra. La segue da vicino, anche all’interno del club, che ora sta affrontando il caso Tonali. “Siamo essere umani, tutti possiamo sbagliare e nessuno è perfetto. Da fuori si può criticare quanto si vuole. Al Newcastle sono stati tra i primi ad aiutarlo su questo argomento così serio. Lo stanno gestendo in maniera intelligente per aiutare la persona prima che il calciatore. Lì c’è gente di grande esperienza e sapranno come trattare il caso”.
"Sembrava si giocasse a rugby"
Solano era arrivato per la prima volta a Newcastle nel ’98. “Ci ho messo un po’ ad adattarmi. Il gioco europeo rispetto a quello a cui ero abituato sembrava una partita di rugby: in 3/4 passaggi eri in porta. Però è stata una grande esperienza. Quando ero arrivato, l’Italia e la Spagna attiravano di più. Ma il campionato inglese è migliorato di anno in anno ed è arrivato fino a quello che è oggi, inarrivabile”.
Walking in a Shearer wonderland
Con Bobby Robson in panchina, il Newcastle era tornato a sognare. L’inno della Champions League si sentiva risuonare a St. James Park, e non era Solano con la tromba. In attacco la coppia Bellamy-Shearer, e sulla fascia del numero 9 c’era proprio il peruviano. “Era il tipico centravanti, una figura che si vede meno in questo calcio: doveva avere poco il pallone e segnare subito. Poca strategia, calcio semplice. Lo abbiamo sfruttato per bene”.
Ci sono due modi di ballare la salsa, a tempo con la melodia e controtempo, seguendo le percussioni. Sembrava che Shearer e Solano avessero un ritmo tutto loro: controtempo con gli altri, splendidamente a tempo tra loro. “Sono uno dei giocatori che gli ha servito più assist nella sua carriera e aver contribuito al suo record di gol in Premier è stato speciale”.
La tromba oggi non la suona più. “Orma si è ossidata [ride,ndr]”. Il tempo del campo è finito. Ma Nolberto Solano rimarrà per sempre “il sole di Newcastle”.