Il rimpianto di Sissoko: "Non avrei mai dovuto lasciare la Juve"
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Data: 05/04/2019 -

Il rimpianto di Sissoko: "Non avrei mai dovuto lasciare la Juve"

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L'ex centrocampista della Juventus Mohamed Sissoko in un'intervista ha parlato del suo passato e della scelta sbagliata di lasciare la squadra bianconera
L'ex centrocampista della Juventus Mohamed Sissoko in un'intervista ha parlato del suo passato e della scelta sbagliata di lasciare la squadra bianconera

Dalla Champions League alla League 2 francese. Mohamed Sissoko, con i suoi 34 anni, ha ancora voglia di giocare e attualmente veste la maglia del Sochaux. Ma l'ex centrocampista della Juventus ha vissuto un momento difficile e negli ultimi quattro anni ha girato il mondo cambiando ben 8 squadre: dallo Shanghai Shenua nel 2015 alla recente esperienza al Kitchee, società di Hong Kong, passando per l'India con il Pune City, la Ternana in Serie B per pochi mesi collezionando una presenza, il Mitra Kukar in Indonesia e l'Atletico San Luis in Serie B messicana. 

In un'intervista al quotidiano francese Le Parisien Sissoko si è soprattutto soffermato sul suo passato, ammettendo di aver sbagliato a lasciare la Juventus per approdare al PSG: "Non mi ero reso conto che la Juve fosse abbastanza per me. Non avrei mai dovuto lasciare Torino. Ho creduto nel progetto del club parigino, ma lì qualcosa non ha funzionato. Se potessi cambiare le cose, non firmerei quel contratto. Fossi stato francese, sarebbe stato diverso. Ero considerato uno straniero. Il mio paese è la Francia, ma non mi pento di aver scelto di giocare per il Mali. La doppia cultura è una ricchezza. E se un giorno uno dei miei figli volesse giocare per la Francia, ne sarei orgoglioso". 

Dopo il PSG, c'è stato il mancato passaggio al Marsiglia. Sissoko ha dovuto combattere con lo spettro della depressione: "I contatti erano avanzati, poi hanno scelto Diaby. Quella situazione mi ha fatto male. Sono passato da grande giocatore a semplice prodotto. Mi proponevano ovunque. Nulla andava bene e non trovavo soluzioni. Poi sono andato in Cina e successivamente in India. Avevo l'etichetta del calciatore finito. In Indonesia ho scoperto una nuova cultura, mentre in Messico il club con cui giocavo poteva tranquillamente competere con uno di Ligue 1. Anche Hong Kong è stata una bella esperienza". 



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