È caos a Siracusa. Scoppia la contestazione allo stadio Nicola De Simone, con la tifoseria azzurra che ha perso la pazienza dopo la sconfitta della squadra di Pagana contro il Rende (per 2-1), l’ennesima di questo inizio di stagione.
Disastroso l’avvio dei siciliani, che nel girone C di Serie C hanno perso quattro delle cinque partite disputate in campionato finora: tre punti conquistati in 5 gare.
Una situazione complicata non soltanto dal punto di vista dei risultati, ma anche per quanto riguarda quello ambientale: a Siracusa, infatti, in estate c’è stato un cambio al vertice societario, con il passaggio da Gaetano Cutrufo, imprenditore siracusano, a Giovanni Alì, di origine catanese.
La nuova società non è riuscita ad instaurare un buon rapporto con la piazza anche a causa di alcune scelte, su tutte quelle di far campeggiare sulla maglia il nome di un’azienda il cui logo è l’Etna.
Non soltanto, sulla maglia azzurra è comparsa una banda rossazzurra e una Sicilia contraddistinta dagli stessi colori, quelli del Catania, club rivale per antonomasia.
È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: i tifosi avevano chiesto che il tutto venisse rimosso dalla maglia, ma la società - guidata dall’amministratore delegato Nicola Santangelo - non ha ascoltato le loro istanze.
Per questo prima del match contro il Rende il tifo organizzato del Siracusa aveva deciso di non entrare in curva al De Simone in segno di protesta.
La sconfitta, poi, ha fatto degenerare la situazione: al fischio finale gruppi di tifosi hanno forzato gli ingressi e sono entrati per contestare in maniera palese l’operato della società. Attimi concitati e forte è arrivata ancora la richiesta di consegnare le maglie incriminate.
Dalle tribune, poi, sono piovuti fischi assordanti sulla squadra di Pagana: troppi gli elementi arrivati dal Troina, vecchia società del presidente Alì, e a modo di vedere della piazza inadatti a un campionato di Serie C.
Insomma, tra un inizio di campionato difficile e quelle maglie 'incriminate', a Siracusa il clima si fa sempre più teso.