La folla sui balconi delle case che affacciano sul Liguori. Un corteo di tifosi per le strade della città arrivato allo stadio 90 minuti prima del fischio d’inizio. Quattromila persone a spingere la Turris alla sfida più attesa del girone I. Quinta giornata di ritorno, a Torre del Greco arriva il Bari. La capolista, la seconda squadra di De Laurentiis, quella che ha cannibalizzato questo angolo di serie D. “Se non li avessero messi con noi, avremmo vinto il campionato in carrozza”, dice qualche tifoso biancorosso nella pizzeria all’angolo. Rotoli di würstel e patate, birre e cori aspettando che tutto cominci. Dodici punti separano la Turris dal Bari. Forse troppi per sognare una rimonta , anche se il Bari ha una partita in più.
Ne mancano una dozzina alla fine del torneo, ma in ogni caso questi novanta minuti valgono più della classifica. Lo si capisce dal contorno. La musica di dj Eric sparata a tutto volume, il vocalist Massimo al centro del terreno sintetico a caricare la gente. Eric e Massimo, riscaldatori di un ambiente già bollente. “E oggi ci mancano il capocannoniere Longo e Aliperta, faro del centrocampo”, racconta la gente. Il signor Armando, tifoso storico della Turris, fa la sua passerella in campo vestito di rosso e di talismani, mentre un manipolo di cheerleaders dotate di fumogeni allieta il prepartita.
Il presidente Colantonio consegna un assegno di 3mila euro alla famiglia Perinelli. Un segno di vicinanza dopo l’omicidio di Raffaele, accoltellato a morte nell’ottobre scorso dopo un litigio in strada. Aveva 21 anni e nel 2016 era stato un calciatore della Turris. Commozione e bandierine rosse. Arrivano anche 150 tifosi baresi. Occupano la curva Vesuvio e portano in giro gli stessi vessilli dei tempi belli. Un anno fa inseguivano la serie A, oggi seguono una passione che non conosce fallimenti e categorie.
In campo la Turris spinge e sfiora il gol con Guarracino, sostituto di Longo. Dall’altra parte l’icona Ciccio Brienza prende la traversa con un sinistro micidiale dai 20 metri. Guizzi di talento in mezzo a tanto nervosismo e a qualche svirgolata di troppo.
Si va al riposo con la sensazione che il meglio debba ancora venire.
E dopo un quarto d’ora dall’inizio della ripresa, arriva il lampo che scuote il Liguori. Punizione per la Turris, Celiento la mette in mezzo. Una serie di rimpalli fanno arrivare il pallone a Stefano Riccio. È un difensore centrale, ma il suo sinistro è da bomber consumato. Marfella è battuto, lo stadio impazzisce.
Tutti in piedi a esultare per la rete di un ex Savoia, la rivale più odiata da queste parti.
Il Liguori canta, Riccio - arrivato a novembre - viene sommerso dall’abbraccio dei suoi compagni.
Resta una mezzora. Per il Bari di speranza, per la Turris è sacrificio. Su una ripartenza Addessi sfiora il raddoppio. A pochi metri dalla porta, un raccattapalle si dispera in modo teatrale suscitando gli applausi della tribuna.
La capolista ci prova fino al 95’. Per farlo, mister Cornacchini ha inserito forze nuove, sostituendo tutti i top player: Brienza, Floriano e Simeri lasciano il posto, ma nessuno scuote la rete alle spalle di Casolare. L’ultimo ad arrendersi è Pozzebon, ma i suoi restano tentativi vani. Dopo lo 0-0 dell’andata, anche stavolta il Bari non trova la via del gol contro la Turris.
Al fischio del signor Di Marco da Ciampino, esplode il boato della gente di casa. Non sarà rilevato dai sismografi come l’urlo del San Paolo nelle serate di Champions, ma a Torre del Greco vale molto di più. Tre punti per inseguire un miracolo chiamato serie C. Forse non basterà neanche questa vittoria, ma l’onore è salvo. Zero gol presi in due partite, la consapevolezza di potersela giocare fino in fondo. Le signore ripongono i vessilli sui terrazzi. È quasi ora di preparare la cena. Sotto i balconi, la gente suona il clacson. È serie D, ma per un giorno sembra la Champions.
Il videoracconto del pomeriggio al Liguori