Non c’è notte tanto lunga da non permettere al sole di risorgere il giorno dopo. In fondo al tunnel, la luce. Soffusa e tenue o raggiante e perpetua. Non importa. La luce c’è. Sempre (o quasi). E questa notte su Rieti il sole non tramonterà. Brillerà lo striscione che i tifosi hanno da qualche ora affisso davanti allo stadio Manlio Scopigno, brillerà sul volto dei ‘ventidue’ che a mattina inoltrata torneranno in città per conoscer (forse) lumi sul loro incerto futuro dopo la vittoria di questo pomeriggio contro la Sicula Leonzio. L’uno-due in rimonta sbraita a mo’ di grido di speranza: ‘noi, nonostante tutto, siamo vivi. Vi chiediamo soltanto di permetterci di respirare…’.
Che non sia – aggiungiamo noi – una semplice domenica del villaggio, che diman non tornino tristezza e noia. Tra stipendi non pagati (da luglio tutti i tesserati del Rieti non hanno percepito un euro), messa in mora della società, un passaggio di proprietà dal cui esito tutto da esplicitare e una trasferta (Rieti-Lentini) ai limiti del sostenibile. “Ieri abbiamo fatto più di mille chilometri in pullman. Rieti-Reggio Calabria e poi il traghetto per la Sicilia. Siamo partiti la mattina alle 8 e siamo arrivati a Catania, abbiamo alloggiato a Torre del Grifo, alle 22 di notte. Cosa ci ha spinto? Niente di più che la dignità, nostra e della città”. Pensieri e parole di Lorenzo Pezzotti, fino a qualche ora fa allenatore del Rieti. Per sempre, da domani, Lorenzo da Rieti. Un’ora dopo la partita il comunicato della società, con i nuovi proprietari che affidano - come già deciso ex ante - la panchina della prima squadra a Bruno Caneo… “Sapevo fin dall’inizio che la mia avventura sarebbe stata a termine. Non importa, è stato bello così. Non mi faccio illusioni, la mia vita è in fabbrica. Domani alle 8 si riparte, faccio l'operaio…”.
Perché così, però? Perché? La lucidità di Lorenzo è magnifica, rassicurante, innamorata. Sono le 19 circa, Lentini è già lontana, lui sta per prendere il traghetto insieme ai preparatori. Non se la può nemmeno godere questa vittoria, certo che a volte il destino… “Tanto stanotte avrò tempo per pensarci. Ma dovevo proprio scappare. Lunedì mattina alle 8 c’è il cartellino da timbrare. Da quando, due settimane fa, la vecchia società mi ha promosso dalla Berretti alla prima squadra ho preso due settimane di ferie per poter seguire i ragazzi, ma – ripeto – sapevo che il mio cammino sarebbe prima o poi finito. Stanotte dormirò qualche oretta in macchina e domani mattina si torna alla vita vera. Certo, da questo sogno non mi sveglierò penso mai…”. Da tifoso del Rieti, da reatino, per papà Dino team manager della società, per i suoi compaesani… “Per questi splendidi ragazzi, per i loro volti sorridenti dopo settantadue ore di angoscia. Per le nostre famiglie, per tutti…”.
Torniamo indietro, a venerdì. La trasferta in Sicilia è a rischio, non ci sono i soldi, la scadenza del 16 per il pagamento degli stipendi non è stata rispettata, i calciatori il giovedì mattina decidono di non allenarsi e di mettere in mora la società. Poi c’è il closing con un gruppo di imprenditori campani, che venerdì incontrano la squadra, la quale nel frattempo fa quadrato, si isola dall’esterno, le Termopili ai piedi del Terminillo, tutti intorno a Lorenzo alias Leonida da Rieti… “Venerdì ci incontriamo, staff tecnico e squadra, ci guardiamo negli occhi, in certe situazioni non sai cosa dire. Basta, però, uno sguardo per intendersi al volo. Prendo la parola, dico solo una cosa ai ragazzi… ‘Adesso siamo solo noi…facciamolo per noi allora… dimostriamo a noi stessi che meritiamo questa categoria… facciamolo per la nostra dignità’. La trasferta viene, dunque, organizzata a meno di ventiquattrore dalla partita. Non c’è modo di prendere l’aereo, ormai sono tutti pieni. Sabato partiamo alle 8, una breve sosta a Salerno per il pranzo, il viaggio della speranza. Stamani breve risveglio muscolare, arriviamo a Lentini, nello spogliatoio ci diciamo solo due o tre cose, prima di entrare in campo ci guardiamo tutti negli occhi per un minuto buono, ci battiamo le mani ed entriamo nel terreno di gioco. Al 67’ andiamo in svantaggio, all’ 84’ la pareggiamo e al 91’ la vinciamo… Faccio fatica ad aggiungere altro ora…”. Tutto d’un fiato, tutto insieme.
Pezzotti entra nello spogliatoio, saluta i ragazzi… ‘Ci vediamo lunedì…’. Il tempo di chiuder la porta e arriva il comunicato figlio di una decisione comunque già assunta, a prescindere dalla partita: Pezzotti non è più l’allenatore della prima squadra… “Passa in secondo piano, la mia vita è in fabbrica e il calcio un hobby. Bello o brutto non si mangia con i sogni… Spero soltanto di poter tornare ad allenare i ragazzi della Berretti, domani in tal senso mi incontro con la proprietà. Spero di poter tornare a far calcio, alle 18 quando stacco dal lavoro, per me è vita…”.
E’ la vita Lorenzo, sì. Giusta o ingiusta, bella o brutta, scorre e si allontana. Come il traghetto che salpa dopo il tramonto dal mar di Sicilia. E’ la vita che scorre, avulsa dalla nostra libido e dai nostri desideri. Scorre e basta, fugace fin troppo. Ma gli affetti rimangono. I sorrisi, gli abbracci, le lacrime di gioia di quello che (per noi) vale (tanto). Tornerai in fabbrica, ma acclamato dalla Tua gente, Lorenzo. Da domani, Lorenzo da Rieti…