In città adesso c’è un museo dedicato a lui. Chissà cosa avrebbe detto di questo Pontedera, certamente lo avrebbe applaudito. Secondo posto, davanti c’è solo il Monza di Berlusconi, Galliani e Brocchi. Dovesse finire oggi il campionato, sarebbe Serie B. Da quelle parti non l’hanno mai vista, ma solo sfiorata. Hanno battuto perfino l’Italia di Sacchi, però nessuno si sarebbe mai immaginato di essere ora così in alto.
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Maraia, studiando Gasp
“Maragià”, così erano chiamati i sovrani in India. Ivan Maraia, adesso, è il grande Re di Pontedera. Lo guida dal 2017 e porta avanti il 3-5-2 del suo maestro Paolo Indiani. Ne è stato il secondo per anni, ne ha rubato i segreti. Gli piace parlare alla squadra negli attimi che seguono il riscaldamento e precedono l’inizio della partita. Non si esalta: “Ci troveremo davanti a tante difficoltà che dovremo superare”, racconta a Gianlucadimarzio.com.
L’anno scorso ha vinto 10 partite in campionato, ora è già a sette. Eppure il primo giorno di ritiro è sempre uguale: “Insegno ai ragazzi i valori di questa società. Sacrificio, lavoro, umiltà. Sono più importanti di un passaggio fatto bene, se li dimentichiamo facciamo brutte figure”. Fare un punto in più della scorsa stagione, a Pontedera si parte sempre con questa idea. Come Ivan, arrivato alla prima esperienza fra i professionisti dopo Larcianese, Sestese e San Gimignano.
Ai suoi ragazzi parla di Totti e Del Piero: “Straordinari in campo e fuori”. Quando è a casa si aggiorna sugli altri sport: “Perché c’è sempre da imparare”. Ciclismo e tennis, ammira Federer ma ama Nadal. Grinta e corsa, come lui da giocatore. Centrocampista di quantità: “Di quelli che facevano il lavoro sporco per aiutare i più bravi”. Si è innamorato del calcio giocando con gli amici per le strade di Montecalvoli, ora studia Gasperini: “Mi piace vedere la sua Atalanta. Gioca un calcio dinamico, come piace a me. E poi è bravissimo con i giovani”.
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